Scritto da © voceperduta - Mer, 04/02/2015 - 13:20
Ti chiamo, per gioco, come una
novella abbreviata di cui respiro
il senso.
Non ci sono rimandi alla vita,
o sfibrate menzogne che acuiscono
i freddi.
A volte è una scissa borraccia,
ad aprire le gocce che credevi
esaudite.
Una bocca che insabbia lesioni
all'aorta, che mastica e ride di
eterni imbarazzi.
A ledere il fondo è un rigo
abbattuto, foschie di una notte
piegata sui vermi.
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