Scritto da © voceperduta - Dom, 16/02/2014 - 16:50
Il nonno ora stava meglio, e lo mettevano sull'uscio, al sole, avvolto nel tabarro, e col fazzoletto in testa, che sembrava un morto risuscitato, tanto che la gente andava a vederlo per curiosità.
( Da I Malavoglia)
Ricordo che non pigliasti il tuo solito caffé delle sette e trenta.
Indicasti con un segno alla mamma, di avvicinare la cesta coi tre mandarini.
Lei te li spicchiò tutti quanti, ma tu ne mangiasti uno soltanto.
Poi sollevasti il pollice verso di me, come a dirmi “ va tutto okay principino, c'è la replica de Il pranzo è servito”.
E ogni giorno ti avrei lasciato così. Tu appartato coi tre mandarini, la polpa che spesso ti si rompeva sulle labbra, , mentre la tivù mi ricordava la differenza fra il gioco e la realtà.
Non eri il classico nonno che portava a spasso i suoi nipoti per giardini o nei campetti di periferia.
A te piaceva più spiegarmi perché la vicina di casa strideva così forte, mentre il marito era di turno alla falegnameria.
- Ci piace a fare figghi cu n'avutru, accussì 'mpuntanu 'na bedda famigghia.
Il tuo tono era sempre inquisitorio, anche quando mi sorprendevi a dare l'acqua alle ardesie sfocate.
- Oh, vedi di non farle sfiorire , altrimenti le ricompri coi soldi che ti do per la paghetta.
Diecimila lire la settimana. Mi sentivo il dodicenne più ricco del mondo, e tu sapevi bene dove incastravo quei soldi, perché spesso saldavi di nascosto la latta che andava riaprendosi.
- Principino ,viri chi to patri un sapi nenti. Scinni ora, viri si 'u tabacchi rapiù.
Fumavi solo sigarette Nazionali semplici che non costavano più di centoottanta Lire.
Una volta ti portai un pacchetto di Amadis Silver, e tu le lanciasti imbronciato dal balcone.
- Le Nazionali erano finite? Bonu, 'iavi ni Saruzzo all'angolo. Ma no chi spunti cu sti cosi..
Non ti confidai mai che ero andato a raccogliere il pacchetto giù nello spiazzo, e che avevo iniziato a fumare proprio la sera stessa.
***
- Gino, allora, tuo nonno come sta?
- Così, così Agata. Ogni tanto ha le sue crisi.
Di notte, il tuo lamento e i tuoi singhiozzi svegliavano l'intera casa.
La mamma, anche se papà le diceva che tanto era inutile, veniva a bagnarti la fronte con una spugna imbevuta di olio di Carmelina, la devota protettrice dei malati di nervi.
Tu, sebbene agitato e fuori di te, biascicavi delle cose sensate, fotogrammi di fatti avvenuti dentro il ricovero della Magione. Ti eri preso cura personalmente di Agostino, Michele, Eleonora, Vito, Gabriele, la signora e il signore Roccaforti. Pure Benedetto U' Firraiolu avevi messo dentro. E tutti, forse, venivano a ringraziarti in sogno; oppure eri tu che continuavi a cercarli, perché, pur conoscendo le spietate condizioni dei ricoveri di guerra, non avevi mai permesso che loro sfiorissero (si, come le ardesie) fra le tue mani
impegnate a salvarli.
*****
- U portu bombardarunu 'u portu, matri santissima!
- Brancaccio, ora-ora; Miché virimu ca m'affari. Ciancio, allestiti puru tu.
Ogni ora era composta di fragili minuti. Tutto poteva succedere, perché tutto era già successo. Palazzine sventrate che si arricciavano in attesa dell'ultimo crollo.
Le campane delle chiese che improvvisamente risuonavano in terra, sconquassando le strade col peso del loro schianto.
E Ciancio, Baldassarre, Michele, Valeriano, ad accogliere famiglie di disperati, ragazzini innocenti che si erano messi in testa di potere, almeno per qualche ora, giocare con i carretti nei dintorni delle piazze.
- Ciancio viri chi c'avi 'dda carusa.
Avevi appena vent'anni, e un'asma bronchiale ti aveva esonerato dal servizio di leva. Ma combattesti ugualmente, o almeno ci provasti, contro gli spinosi edemi alla testa, gli arti saltati, i volti devastati da schegge e macerie pericolanti.
Quando Adelita, la ragazza spagnola figlia di un gendarme rimasto in città,
ti si presentò con l'addome forato da un colpo di mitraglia, tu ti trovasti sul punto di piangere. Le notti successive al suo arrivo, ti dedicasti soltanto a lei.
Palermo era ormai un fortino asfaltato, la gente che ammassava i ricoveri non si poteva più contare. Molti di loro venivano desolatamente rinchiusi, per mancanza di posti, in scantinati umidi e fangosi.
Tu dovesti dire a Manfredi, il responsabile dell'unità che voleva mandare via dal ricovero la ragazza, che lei era la tua fidanzata. E così Adelita restò con te altre due settimane. Non appena si svegliò dal trauma, lei ti domandò soltanto; - Donde està mi padre? Lui la venne a riprendere poco dopo, ringraziando singolarmente gli infermieri in divisa. Tu ti ritrovasti di nuovo sul punto di piangere, e questa volta non esisteva speranza che ti facesse cambiare idea.
*******
- Nonno, ma poi la ragazza l'hai più incontrata?
- Si, una volta sola.
Nonno Ciancio non mi raccontò mai in che circostanze la rivide. Forse era soltanto una bugia che alleviava il ricordo di lei.
Col tempo si era messo a rimontare le sue vecchie carabine, e i miei genitori iniziarono a temere per la sua incolumità.
- Vieni con me papà, ti porto da un amico a parlare.
Mio padre lo condusse in un padiglione della Asl, dove organizzavano dei consulti terapeutici per contrastare forme gravi di depressione.
- Se suo padre dovesse continuare a lamentarsi, o trovarsi sul punto di commettere qualcosa di insano, venga in visita da noi la sera. Lo tratteremo in maniera diversa.
L'occasione si presentò una mattina in cui la vicina di casa ti chiese se, per favore, potevi dare un'occhiata alla sua gatta, per quelle poche ore in cui lei doveva assentarsi.
Lei si premurò di ricordarti che la micia doveva prendere le sue gocce contro l'asma ogni mezz'ora.
Non ho mai capito cosa ti portò a compiere quel gesto. Forse la signora Vellani ti stava così antipatica che in qualche modo avevi deciso di vendicarti; perché dubito fortemente che la gatta avrebbe tratto auspicio dall'essere inferzata di mollette e stesa come un panno gelido alla finestra.
- Chistu pazzu nisciu! Vattinni subito da casa mia!
Tu le gridasti della puttana dal pianerottolo, mentre mezza scala si era già riunita con l'intenzione di linciarti. Fortuna che la mamma riuscì ad acquietare le grida; ma quella sera papà ti trasportò in silenzio, sulla sua Renault verniciata di fresco, promettendoti che, se ti comportavi bene, lui te l'avrebbe fatta guidare al ritorno all'insaputa di tutti.
***
L'elettroshock era nato come esperimento sui maiali; una delle tante pratiche efferate per addomesticarli prima di portarli al macello.
Ancora oggi mi chiedo che attinenza avesse con te tutto questo.
La prima sera che rincasasti mi sembravi sì più frastornato,ma non più di tante volte in cui esageravi coi bicchierini di rosolio.
Ricordo che papà ti auitò a togliere la giacca e a sistemare la sciarpa con cura sull'appendipanni.
- Ciancio, allora come ti senti?
La mamma ti voleva assai bene, forse più di quanto è lecito aspettarsi da una nuora.
Lei era sempre pronta ad assisterti con la sua spugna marrò e l'olio di Carmelina; ma tu oramai la notte non facevi più sogni strani. Stramazzavi beato a pancia all'aria e al risveglio chiedevi sempre una manciata di pallidi mandarini.
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