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I conigli in gabbia sono tristi

 
Da una riflessione di mio nipote (tre anni);
“I conigli in gabbia sono tristi.”
 
 
 
Nel paese degli iracondi, il Bianconiglio
è costretto a servire gli sterili battiti della
Madre Regina.
 
Non ha tempo, a volte, nemmeno di stendersi
e accucciarsi su una crepa disegnata.
Lo chiamano per l'adunata i grilli salterini,
i quali non fanno altro che ballare e ballare,
a ritmi talmente ripetuti da risultare goffi e
vani.
 
Così, le lepri che rifuggono ogni ciglio piccato,
si rivolgono a lui affinché apra loro la strada
fra i canneti di sabbia.
 
Il Bianconiglio è spesso solo, esiliato,
circondato da mosche incendiate che vanno
a morire non lontane da lui.
 
Api, ormai sature di dolcezze, invertono
i loro svolazzi, e gli fanno sapere che sono
disponibili per una botta e via.
 
La sua unica casa è una tana dove delle volte
si affaccia un bambino, perché ha bisogno
ancora di meraviglie, di una storia che magari
non termini con un bacio contenuto, o una
pugnalata alle spalle del nemico.

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