Scritto da © voceperduta - Ven, 12/12/2014 - 14:32
L'aula della biblioteca invocò i primi sguardi. Erano giunti perlopiù dal paese, dai torcenti
pendii monrealesi. Venivano a interporre un segno familiare nella giornata di Alessia, a scoprire qualcosa in più su quel libro di cui sapevano così poco.
« Anime riverse; bello il titolo, non pensi, Ninù?»
L'editrice Arianna L., presentò la sua autrice come l'asso nella manica su cui la sua impresa era disposta a puntare gran parte delle distribuzioni.
«Benvenuti; sono passate poche settimane dal giorno di pubblicazione del suo primo e-book di poesie, intitolato “Scandaglio”.Oggi, ho il piacere di presentarvi in esclusiva, il romanzo che Alessia S. ha magistralmente scritto di sua mano: una storia a tratti ambigua, dove il confronto tra generazioni distanti è il punto focale della narrazione. Ponete pure qualche domanda, Alessia vi risponderà.»
Anime Riverse fu presentato come la novità editoriale dell'anno. Un'autrice di soli
quindici anni, capace di fare notizia in quel modo, non poteva non sperare in un futuro da copertina.
***
« Non mi offendo, prendi pure il mio posto...»
L'avevo incontrata lungo i bubbonici sedili del cinema Obolo. La scritta Il più antico
cinema di Palermo, era replicata in ogni angolo, conferendo alla sala l'aspetto di un reliquiario stucchevole e conformato.
« Grazie, sei gentile...» Stava aspettando le amiche di scuola, che entrarono con una cagnara imponente.
« Sicura che non do fastidio?» le ripetei, mentre allontanavo ogni pensiero circa l'onta di quei paragrafi scritti senza convinzione.
« Si, certamente.»
« Potrei pure cambiare di posto, ma così rischierei di non poterti più osservare» le dissi, nella maniera più cadenzata possibile.
Lei mi guardò un po' curvata, invocando uno scudo entro cui proteggersi.
« No, no, resta pure, a me non cambia molto» mi disse, voltandosi alla sua sinistra, in cerca di una compagna con cui conversare liberamente.
***
Alla fine del primo tempo, sfidammo la folla che si contendeva i pochi posti in piedi nel bar.
« Così tu mi osservi...raro trovare qualcuno che lo faccia, oggigiorno.»
Il suo tono era improvvisamente mutato; non filtrava più la malcelata paura della quindicenne da sola in un cinema, ma la sagacia impudente di chi s'indirizzava verso il suo territorio.
« Mi chiamo Alessia; frequento il pedagogico, ma sogno di fare la scrittrice.»
Le offrii un caffè che bevve solcando le labbra con un lieve infossamento delle guance.
«Ecco, in realtà avevo scritto la mia storia sul blog. Solo qualche settimana fa ho deciso di farne un'opera più industriosa.» Mi colpì il fatto che parlasse senza riserve, elencandomi i links letterari che l'avevano formata.
« Amo molto i portali della arti; penso che siano una risorsa davvero utile. Per non parlare delle writing communities, l'auto-publishing e...»
« Dove abiti?»
La fermai lì, attendendo una risposta che non mi concesse.
***
Vincent Jera, MartArte Post.
« Ciao Alessia, il nostro rotocalco studentesco vorrebbe sapere a chi dedichi questo
tuo affascinantissimo esordio...»
Alessia avrebbe fatto il mio nome, se solo l'etichetta di presentazione non le avesse imposto dei canoni così formali. Avevo rappresentato lo spartiacque ideale tra la studentessa un po' glaciale, e il futuro che avrebbe concepito di lì a poco per Aida, la libera e sensuale adolescente protagonista del suo libro.
« Bè, innanzitutto lo dedico alla mia famiglia...» scandì dubbiosa, «poi... a Elvira, la mia affidabile amica.»
***
« Ale, ripassiamo matematica da me?»
«Elvy, non posso; oggi ho il primo giorno di fitness.»
Non era vero; sarebbe corsa dal parrucchiere, prima di incontrarmi nuovamente in quello stesso bar al chiuso del cinema.
«Pensavo non saresti più venuta.»
« E io pensavo di trovarti, invece.»
I suoi capelli spalmati su onde castano-dilatato, attraevano la luce che fuoriusciva dai bordi delle tendine.
« Come mai hai deciso di richiamarmi?» le chiesi, ordinando per entrambi un aperitivo scuro.
« Be', visto che scriviamo tutti e due, ho pensato potevamo darci qualche dritta in più...»
Non era più la sua voce a parlarmi, erano i suoi occhi riempiti di fascino maturo.
« Cosa vorresti sapere?»
Alessia dilatò l'espressione inseguendo una domanda che cercava da tempo.
« Che emozione si prova nell'essere pubblicati?»
Mentre agitavo il mio Cinzano, provavo a non prosciugare il mio istinto di ritorsione verso di lei.
« E' una meraviglia; soprattutto stare nella lista delle prime opzioni per la Bompiani.»
«Wau! Devi avere scritto qualcosa di irripetibile, allora.»
« Si, ma il romanzo non verrà distribuito prima di sei mesi.»
Sapevo di starla raccontando grossa, ma non avevo altre maniere per avvicinarla a me.
« Un altro cocktail, per favore.»
«Be'...anche io ho iniziato a riscrivere la storia di cui ti parlavo; ho qualche pagina qui con me, se non ti secca dargli un'occhiata.»
«No, affatto», le dissi smaniosamente, « ma mi verrebbe più comodo farlo su, a casa mia. Abito all'incrocio qui accanto.»
***
“ ...così Aida andava rinunciando a una parte di se stessa; dai finestrini del treno in corsa, vide Firenze appiattirsi in un vortice di nebbie e riflessioni; il ragazzo che l'attendeva alla stazione di Rifredi, era solo come lei, ma più deciso in quello che voleva imporsi: sfuggire, senza sapere bene dove, anche se solo una strada era rimasta da percorrere.."
Mentre Alessia scuoteva le pagine ai bordi del divano, io mordevo la patina liscia della sua pelle, scostando il maglione corallo stretto sui fondi della giacca.
«No, dai...per favore.»
La sentii ansimare e schiudere le braccia attorno al mio petto; non le domandai niente, ero certo sarebbe stata lei a intimare qualcosa.
« Sono...»
«Non pensarci, dai.»
La accarezzai intorno al collo, spogliandola senza fretta e aspettando che il suo cuore smettesse di tremare.
***
Settimo Mercurio, La Scuola di Oggi.
« Ivan, il co-pratogonista, sembra quasi rinunciare alle esigenze di socialità- che la città in cui si è trasferito in un certo senso gli impone- per assicurarsi un posto in prima fila lungo l'argine protetto di un fiume. Perché alla fine non lo travalica? Chi o che cosa gli suggerisce di arrestarsi?»
La domanda del giornalista, seppur decisiva, trovò Alessia perfettamente a suo agio.
« Credo che Ivan scopra l'insensatezza di quella fuga. Il suicidio sarebbe stato per lui nient'altro che uno sproposito. »
« E quali indizi glielo fanno capire?»
«Be', ce ne sono tanti; l'airone che oltrepassa le sponde del fiume, il volto del mendicante che si rallegra per delle monete, il padre che accorre nel momento in cui la figlia sta iniziando a pedalare.»
Gloria Riviera, Quotidiano “Bloom”.
«E tu, cara Alessia, dove pensi di essere diretta?»
***
« Ehi, ci sei? Volevo solo dirti che ho letto alcuni dei tuoi lavori, stanotte. Mi sono piaciuti davvero molto.» Alessia bussava sempre così, senza nessun avvertimento. I primi mesi avevo cercato di dissuaderla dai propositi di una relazione; sarebbe stato troppo duro, per me, affrontare la questione in termini rigidi e seri.
«Ci sei? Non ti vedo...» Quella volta, sportasi dalla finestrella attigua al pianerottolo, ruotò lo sguardo verso l'interno della camera in cui avevo creato il mio personale rifiugio. Notò la mia postura riversa sul tavolo, le braccia rilasciate in maniera scomposta.
«Dio mio...». Bussò dapprima ai vicini, poi corse di fuori ,rendendosi conto della presenza di alcuni condomini di zona.
«Non è che sta dormendo?», domandò lo stagista accorso per primo.
Lui e un indoratore riuscirono a sfondare la porta; il mio corpo, travolto dall'overdose di stimolanti, giaceva sconfitto in una pozza di boccette dischiuse, aghi a staffetta, e di fronte l'intollerabile pagina bianca.
***
Il centro di recupero “Amedeo Abate” mi trattenne lì per sei mesi. Mi era permesso soltanto fumare una sigaretta ogni due giorni, e con i dovuti sforzi mi sarei dovuto liberare anche di quella. La responsabile che mi aveva preso in cura, battezzata da tutti Gisella Cuore D'oro, pretendeva di abolire,senza se e senza ma, la mia sindrome da dipendenza verso una vasta gamma di stimolanti; cobret, caffè, ketamina, refoli di marijuana bianca. Mi rifiutai di confidarle che negli ultimi tempi avevo iniziato a soffrire di manie persecutorie;ogni volta che la concentrazione si dileguava , avevo l'impressione che il lampadario di ogni stanza fosse pronto a crollarmi addosso.
«Signor Gambino, c'è una visita per lei.» Alessia fece segno alla madre di lasciarla entrare da sola. Mi sorprese ancora una volta quel suo atteggiamento da donna matura.
«Allora, come stai?» Le dissi che se non altro ero lì a parlare con lei, che tuttavia avrei dovuto aspettare qualche giorno prima di essere dimesso.
«Allora potresti venire alla presentazione del mio libro; ho trovato una ragazza disposta ad
aiutarmi .»
Non sapevo se essere contento o meno. L'unica cosa che avevo notato, era stato il suo sguardo aperto verso di me, colmo di quell'entusiasmo che nel tempo mi era mancato.
«Magari potremmo scrivere una short story a quattro mani, che ne pensi?»
Preferii non risponderle, spingendola a leggermi una parte del suo libro, qualcosa in cui avrei potuto facilmente rispecchiarmi.
«D'accordo», disse lei, soffiandomi sulla guancia un bacio intento e delicato.
«Però se non ti piace, devi dirmelo.»
«Sarò spietato.»
"...Ivan aveva cambiato idea, quella mattina; non avrebbe seguito il suono stridente del fiume nelle campagne, ma non poteva più raggiungere il gruppo dei suoi pari che oramai lo derideva. Decise di annegare il suo silenzio alla stazione, l'unico luogo che fino ad allora lo aveva accolto senza porgli domande. Notò Aida, che abbandonava la carrozza per fermarsi a scrivere su una panchina. Le si avvicinò, confuso e sbalordito, cercando in cuor suo di non farsi notare..."
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