Scritto da © Franco Pucci - Gio, 03/02/2011 - 17:12
Alla c.a. del Rag. Pompeo Pompa
Amministratore del Complesso Residenziale “Villette Olmo”
Oggetto: violazione del regolamento condominiale
Le scrivo per lamentarmi del comportamento della coppia che occupa l’appartamento al secondo piano della villetta sita nel Condominio dell’Olmo al numero 16 int. XVI citofono Giusy ( sapesse che sinfonia quando si attaccano al citofono…”pronto, c’è Giusy? Noooo? E la Cremeria?) due..palle! Ma torniamo a noi e all’argomento di cui in oggetto. Come Lei ben sa mi sono trasferito da poco in questa vostra amena e ridente cittadina lasciando a malincuore il mio paese, Vancimuglio di Grumolo delle Badesse ( nome che ogni volte che pronuncio mi causa tuttora crampi alla lingua), ed ho acquistato un’unità nel Condominio.
Non ho avuto e non ho purtroppo molto tempo, per motivi di lavoro, da dedicare alla vita sociale, per cui la mia conoscenza del vicinato è limitata, direi quasi nulla. Conosco, solo di vista avendoci scambiato pochissime parole in un’occasione incresciosa di allagamento dell’appartamento, la signora Jole. Non mi chieda il cognome, perché non me lo ricordo, è ininfluente e non mi interessa granché, posso dire soltanto che la conoscono tutti i residenti del Condominio. E’ l’inquilina del piano di sopra, ma non è di lei che voglio parlarle, anche se debbo dire che il vederla ciabattare per le scale del condominio non depone certo a favore del decoro dello stesso e di chi ci abita.
Perennemente con un foulard in testa a protezione della permanente fatta in non so quale epoca del Terziario, vestaglietta di improbabile cotone Made in autentica China, comperata al mercato delle pulci e perennemente presuntuosamente senza reggiseno, con evidenti impedimenti alla deambulazione. Ma, ripeto, non è di lei che voglio parlarle, quanto del marito, fantomatica persona che non ho avuto mai modo di incontrare, ma di cui si avverte prepotentemente la presenza ( nonostante l’utilizzo da parte sua di litri di profumo, mi pare”Eau de Carogne Fraciche”) rumorosa ed invadente. Peraltro non vorrei dilungarmi nella descrizione, anche perché come le dicevo ho pochissimi riscontri visivi. Altro discorso per ciò che attiene i rumori, gli elementi qui non mancano!
Vorrei quindi portare alla sua attenzione il seguente fatto, per me increscioso, che mi ha costretto a chiedere un periodo di aspettativa dal lavoro, per riprendermi dallo choc emotivo.
Deve sapere che la camera dal letto della coppia in questione è situata proprio sopra la mia cucina, disposizione bizzarra creata da quella magnifica testa d’uovo dell’Architetto progettista del complesso. Orbene l’altra sera verso le ventitré i signori in questione hanno pensato bene di esibirsi in effusioni diciamo così “amorose”. Il concerto che ne è scaturito era di assoluta qualità, meritevole di ben altri palcoscenici…dai gridolini da gatta in amore della Jole ai grugniti di maiale da allevamento del marito, dal rumore ritmico della testiera del letto battente contro il muro al continuo scorrere dell’acqua in bagno contornati dai boati dello sciacquone del cesso. Queste esibizioni, ormai consuete da quando li conosco hanno raggiunto come le dicevo proprio l’altra sera l’acme, il culmine della rappresentazione: nel momento di massimo orgasmo la Jole ha gridato al marito: << Amorrrreeee, famolo strano!>> Al che il marito ha risposto, tra un sibilo di enfisema e l’altro,<<Tranqui, Jole, ci penso io…>> Di lì a poco ho sentito un cigolio diverso dal solito ed un tintinnare di cristalli, come quando si avvertono le prime scosse di terremoto ed il mio pensiero è corso subito al lampadario..in quel mentre un boato ha fatto tremare il soffitto della mia cucina, mentre l'urlo del marito di Jole accompagnava la caduta dei calcinacci sul mio Baccalà alla Vicentina rovinandomelo irrimediabilmente : <<Cristo! Si è rotta la catenellaaaaaaa!>>
Porterò indubbiamente questo fatto increscioso all'attenzione della prossima riunione di condominio, nel frattempo La invito,dopo il dovuto richiamo alla coppia in questione, ad inoltrare regolare domanda di risarcimento danni in mio nome e per conto all’Assicurazione. In mancanza di un preciso e congruo riscontro mi vedrò costretto ad adire le vie legali.
Distinti saluti.
La sorca acquaiola (vita di condominio part II)
Ho conosciuto il marito della Jole, la mia vicina. L’ho incrociato l’altra sera uscendo di casa, sul pianerottolo. Stava scendendo le scale smadonnando e bofonchiando perché l’ascensore era come al solito in malattia, ma in compenso la luce delle scale aveva il singhiozzo e non si vedeva una beata. Andava e veniva illuminando la scena come le vecchie pellicole in bianco e nero proiettate nella sala parrocchiale.
Sembrava una scena di un film di Dario Argento: io con le chiavi ancora in mano, basito dall’inaspettato incontro, lui che fermandosi mi aveva gettato un’occhiata interrogativa chiedendosi se ero io quel rompicoglioni che gli aveva procurato un richiamo dall’Amministratore durante l’ultima riunione condominiale. Riunione che avevo deliberatamente e un po’ vigliaccamente disertato. Facendo così, però mi ero perso purtroppo scenette da avanspettacolo degne delle migliori performance della compagnia “The Four Girls Four” che aveva per mesi calcato le scene del mitico teatro/cinema “Alcione” di Milano.
Una compagnia che aveva nel balletto di quattro sgallettate il proprio punto di forza. Ma torniamo al mio incontro che, vi assicuro mi ha procurato un che di inquietudine mista ad una “ridarola” nervosa che mi ha accompagnato per tutta la giornata. Come vi dicevo, l’immagine del nostro appariva e scompariva al ritmo singhiozzante della luce delle scale. Potevo così pezzo dopo pezzo, frame by frame (citazione dotta da vocabolario di vecchio creativo) costruire l’immagine del nostro focoso amatore.
Poco più alto della misura minima per essere giudicati abili alla leva militare (160 cm. l’altezza del Re), segaligno e di carnagione olivastra, aveva baffetti scuri che sottolineavano un inesistente labbro superiore di un ghigno che fatico a chiamare bocca. Naso adunco ed aquilino decisamente importante che sbilanciava il viso in avanti, sguardo obliquo e un po’ incattivito per l’incontro in parte desiderato, ma sicuramente avvenuto in modo insolito ed inaspettato. Capelli neri ed impomatati e qui apro una parentesi: mia madre, buonanima, di origini umbre, ma sicuramente con ascendenti toscani, aveva nel sangue la classica ironia di quella regione e soleva descrivere gli uomini così impomatati con questa definizione: “sorca acquaiola”.
Orbene avete presente quelle pantegane di fiume che quando escono dall’acqua hanno il pelo liscio liscio attaccato al corpo e lucente perché bagnato? Ecco, mai definizione mi sembrò più adatta: “sorca acquaiola”, così lo chiamerò d’ora innanzi. Indossava un gessato nero fumo, rigato bianco sporco, camicia bianca bucato mal riuscito e cravatta rossa a pois bianchi. Una divisa perfetta, stile gangster anni ’30. Tutto questo intravisto tra un flash di luce e l’altro. Si fermò di colpo mi squadrò e, agitandomi il dito indice sotto il naso, mi apostrofò: <<E’ lei che ha scritto all’Amministratore?...Stia attento..>>Tutto si svolse rapidamente: la luce si spense del tutto e sorca acquaiola, nell’impeto del concione fece un movimento falso. Quello che sentii mi fece immaginare l’accaduto. Un rumore fragoroso sulla rampa delle scale, un tonfo e un grido strozzato: <<Joleeeee...ancora….Cristo, che sfigaaa!>>.
Il nostro aveva messo un piede in fallo ed era ruzzolato giù per i gradini procurandosi una frattura al perone destro, escoriazioni, ecchimosi varie ed una lussazione all’anca: prognosi 30 giorni ingessato, salvo complicazioni. Ora potete capire perché sono percorso da un senso di inquietudine: un mese passa presto, e le “sorche acquaiole” sono animali molto, ma molto vendicativi…
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