Il viaggio della speranza

   Purtroppo quest'estate per me non è stata bella in quanto ho seguito mia sorella nel suo iter di ospedali tra i quali il Centro Tumori di Genova.

Ho frequentato corridoi con scritte molto preoccupanti, sale d'attesa e corsie di malati.

Ho imparato però tra queste persone che c'è comunque tanta speranza, tanti sorrisi e soprattutto tanto coraggio!!!!!! Ma non è di malattie che voglio parlare.

Tra questi degenti ho conosciuto un siciliano di età apparente 75/80 anni, e la sua famiglia.

Quest'uomo oltre che essere sempre sorridente ed elegantissimo nelle sue giacche di seta, ne cambiava una tutti i giorni, vantava 3 figli maschi tutti e tre musicisti.

Quando gli facevano visita con la loro stazza riempivano la sala d'aspetto e lo coccolavano come un bambino. Lui aveva l'ironia tipica dei siciliani, ripeteva sempre: “ Come finisce se cunta disse u vicario da a Punta”. Si preoccupava dei nipoti e di quello che nel frattempo compiva gli anni e se gli era stato consegnato il regalo che il nonno aveva acquistato prima di entrare in ospedale.

Venne il momento che lo prelevarono per portarlo in sala operatoria. Arrivarono naturalmente i suoi tre figli che certamente gli facevano coraggio, che tutto sarebbe andato bene, come difatti andò.

Scrivo queste righe perché nell'eccitazione del momento uno dei figli gli fece la seguente domanda: Papà, al mio amico allevatore hanno restituito un cucciolo di alano arlecchino perché imperfetto, non ha le macchie al posto giusto, che dici lo prendiamo noi? Questo splendido personaggio senza scomporsi minimamente si sporse dalla barella dove stava e disse: Ma figlio mio vuol dire che dove mangiano 6 cani mangeranno 7, e rimase col sorriso sulle labbra.

 

                                                              Sandri    Rosy