Non so come smettere di fare la finta. Tutto ciò che faccio è finzione, non credo a ciò che dico, penso tutt'altro. Spesso lo faccio perché mi conviene, altre volte riesco a pensarlo davvero. Puoi crederlo? Ti sembra? Ma dai… tutti facciamo lo stesso, alla fine, ci costruiamo, ogni giorno, e le bugie iniziano a dipingersi così bene nella nostra mente e nella mente dell'umanità che poi non c'è niente di più vero. Niente. Diventano un dipinto realista, iperrealista, poi acquisiscono vita e si staccano dalla tela. Iniziano a camminare insieme a noi e sono così piene di vita che ti manipolano, ci manipolano, e poi cosa ne facciamo? Sono fatti veri, impossibili da mettere in dubbio, sono realtà che condizionano il cosmo e ci pentiamo perché ormai non ci piacciono di più. E non ci possiamo tirare indietro. Soltanto adesso siamo pienamente coscienti della natura fittizia delle bugie, nel momento in cui la perdono. Nel momento in cui vogliamo essere noi stessi, non ci troviamo. Abbiamo distrutto, volutamente o meno, quel noi stessi che vorremmo essere adesso e che eravamo un giorno. Viviamo nella nostalgia.
Abbiamo avuto mille strade di fronte a noi, tra cui abbiamo scelto una che certamente non era quella che ci rendeva più felici, abbiamo SBAGLIATO. Per essere altri, per scappare alla nostra natura, al nostro istinto, a ciò che ci definiva un giorno, adesso nella mente del cosmo ciò che ci definisce è ormai altro. E non ci piace.
Cosa faccio? Cosa faccio qui? Sono catturata in UNA. Una delle possibili e incommensurabili strade. Cercando di convincere me stessa di essere nella migliore, ma senza alcuna certezza. Capisco Kierkegaard. Sento la sua angoscia. Angoscia di fronte alla scelta. Ma non possiamo non scegliere. Ho paura di diventare troppo esistenzialista perché mi reca solo angoscia ma non saprei come non esserlo. Vorrei smettere di dubitare, pentirmi e dubitare ancora, e talvolta lo faccio, stabilisco le mie certezze, e poi?
Di nuovo, catturata in quel piccolo spazio nel labirinto immenso delle possibilità umane. E cosa faccio?
Alla fine sempre scappo, fuggo. Scappo per ricostruirmi, per iniziare da capo. Ma non è vero, resta insieme a me il ricordo e la nostalgia, e ho dietro a me la porta chiusa per aver appena preso una decisione, pentendomi di tutte quelle che avevo preso prima e volendo diventare "l'indecisa", ho iniziato, paradossalmente, prendendo una scelta, quella di fuggire.
È soltanto dopo che vedo, nello spazio che ritenevo piccolo, dentro il labirinto, molte di più possibilità ancora. Sono adesso in uno spazio più ristretto, avendo perso tutto e ancora schiava della libertà di scelta.
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