Scritto da © Untel - Gio, 13/09/2012 - 08:33
(post segnalato dalla redazione)
Lo sfigato a cui toccò di starlo a sentire era il barman,
il locale era piuttosto vuoto
e quel crooner cantava da schifo.
Fu sopra un Fa maggiore che Noesis disse: domani parto,
con il treno più veloce.
Non si erano mai visti prima in tutta Torino.
Una delle ragioni di Noesis era prendere un treno,
un treno che saltabeccando sul ferro
fosse capace di portarlo oltre il suo destino.
Non era perché cercasse qualcosa o
qualcuno, lui
si era semplicemente stancato di prendere passivamente la vita;
seccato di prendere per buone anche le cose cattive.
Il barista
con la sorte di servire i clienti con un sorriso
portava baffi all’ungherese e la pelle sapeva di legno umido.
Quei baffetti che precipitavano sulla bocca a U quando si stupiva.
“Lei mi può capire -
continuò Noesis divorando la mitezza di un lavoratore-
mi sono stancato di aprire la porta a chiunque
e dover accettare tutto di buon grado.
Potrei inveire contro Dio e dirgli di smetterla di decidere per me o,
peggio ancora, di intristirsi tutte le volte che suo figlio fa l’irrequieto
prima di mettersi disteso in un sepolcro
come una coperta di foglie sopra il sorbetto.
Ma sono ateo e non ho questo piacere,
per cui mi faccia il piacere di non trattenermi nel girone dei timorati”
Il barista che aveva fermato la cravatta con un nodo Windsor annuiva.
Però era talmente perplesso da passare il panno lungo il lavabo.
“Lei mi può comprendere, proseguì Noesis,
se domani prendo quel treno e me ne vado.
Avrà letto sicuramente qualcosa di Sartre
chessò, L’Esistenzialismo è un umanismo.
Ecco, non c’è nulla che diriga il mio essere, né il suo di essere,
solo io per me e lei per sé. Ci pensi.
L’esistenza precede l’essenza della nostra vita,
domani io prenderò quel treno e partirò,
più veloce di quanto non imponga l’attrito dei binari,
e lei dovrà pensare di fare qualcosa per diventare
dio di se stesso
affinchè potrà smettere di dover fare quel nodo winsor alla sua cravatta”.
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