Scritto da © Piero Lo Iacono - Mer, 06/04/2011 - 16:40
Una volta Alda Merini mi disse:
“Non ti sembra che abbia parlato abbastanza?”
“E’ più quello che non si riesce a dire -le risposi-
dal fiato allo iato langue l’eloquio, suda la lingua”.
“Con la perfezione dei miei errori -continuò lei-
spremendo gli sbagli come furto e dono,
mescendomi all’attenzione dei più distratti,
al Signore delle Correzioni,
ho vissuto la vita del tralcio,
vestita di collane d’uva sultanina,
ulcera nera dal vampeo vomito.
Ma non rinnego quel che ho inventato”.
Qua tacque e rimanemmo in silenzio
a mettere pine nel fuoco.
Poi io ripresi:
“Nessuno può indossare la ferita!
Tu scintilli, Alda, dei tuoi vissuti e sopravvissuti….”
E qua lei m’interruppe con un cenno di labbra.
“Le farfalle -mi disse come per rimproverarmi-
Le farfalle non vanno spolverate!”
Qualcuno entrò
e venne a mettere rose nel fuoco
per profumare la stanza…
Ancora (come vedi) mi abita quest’aereo ricordo,
quelle parole non capite. Incomprensibilmente.
Di quell’incontro che mi ha ringiovanito!
Ma è solo ora mentre ne scrivo
che mi colpisce la mia mano rugosa.
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