Una storia storta

Quando nacque, Fantasia, la Madre di tutte le Storie, era impegnata come il solito a inseguire le sue pulsioni ormonali e si comportò come usualmente faceva in questi casi. Ritenendo la mammana e la 194 metodi antichi e oltremodo insicuri, si accucciò sulla Rupe Tarpea e partorì. Soddisfatta e sicura del risultato non si voltò neppure a controllare e riprese la corsa. Inseguiva Genio, l’incompreso Padre di tutti gli aborti che Fantasia andava disseminando da millenni. Così Storia nacque. Nella sfiga, fu anche fortunata, perché atterrò su di un nido di aquile, tre metri più sotto, su uno sperone di roccia, rompendosi una gamba. L’aquila la guardò torva e, trattenendo un conato di vomito, ghermì con gli artigli quell’essere implume piovutogli inopinatamente dall’alto e spiccò il volo. Non fece un grande volo. Colta da conati di vomito, mollò Storia sul ciglio della rupe e tornò ad accudire la sua prole. La nuova caduta aggravò ulteriormente la situazione di Storia: si ruppe anche l’altra gamba. Per il dolore aprì gli occhi e si rese conto finalmente di essere nata. Non aveva conoscenza di sé, né qualcuno vicino che la ragguagliasse circa il suo aspetto. Caso volle che lì vicino, su di una roccia, vi fosse un paio di occhiali con lenti a specchio che Genio, padre vanitoso di tutte le Storie, aveva dimenticato dopo l’amplesso con Fantasia. Fu così che Storia, specchiandosi negli occhi posticci del padre, scoprì finalmente chi era. Un ammasso piccolo e sgraziato di lettere, parole e mozziconi di frasi incomprensibili. Un “ahaaaaaargh”! echeggiò tra le valli. Non seppe trattenere un moto di disgusto e indietreggiò, precipitando nuovamente. Cadde sullo spuntone sottostante, travolgendo aquila, aquilotti e masserizie. L’urto allargò il sorriso che aveva tra le natiche. “Che…fortuna” pensò, ma rimbalzò di nuovo e precipitò definitivamente. Di lei non si seppe più nulla. Era una storia come tante, una storia storta.