Scritto da © Franca Figliolini - Dom, 11/09/2011 - 23:19
Poi, piano piano, l'uno era entrato nella vita dell'altra. Due vite diverse, lontane, ma che trovavano incredibili assonanze. Riconoscevano la comune voglia di ridere, di giocare, di vivere: nonostante tutto, sì. E grazie a tutto, dal più piccolo filo d'erba al più stronzo degli esseri umani, nella convinzione che ovunque si celasse la meraviglia e lo splendore e bastasse solo grattare un po', ripulire un po', per farlo venir fuori.
Avevano imparato ad amarsi a poco a poco, con cautela, come fanno le persone cosiddette di una certa età. I primi tempi era stato quasi un gioco di ruolo, un recitare le parole e i gesti dell'amore. Così, per rivestire un po' quelle praterie di desolazione che a volte si aprono nell'anima, nude e spoglie.
Poi, piano piano, l'uno era entrato nella vita dell'altra. Due vite diverse, lontane, ma che trovavano incredibili assonanze. Riconoscevano la comune voglia di ridere, di giocare, di vivere: nonostante tutto, sì. E grazie a tutto, dal più piccolo filo d'erba al più stronzo degli esseri umani, nella convinzione che ovunque si celasse la meraviglia e lo splendore e bastasse solo grattare un po', ripulire un po', per farlo venir fuori.
Così sedevano vicini, in quel parco fiorito, le cime degli alberi mosse da una lieve brezza, un po' storditi dall'intensità che li accomunava. Chiacchieravano, mentre le mani si cercavano continuamente per una carezza, un tocco lieve. Eccomi, sono qui, ti amo: questo diceva ogni gesto.
Chi, come me, li avesse visti passando per il viottolo illuminato dal sole settembrino, non avrebbe potuto fare a meno di sorridere. Perché è così l'amore a volte, una grazia lieve, che illumina lo sguardo di chi l'incontra.
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