Scritto da © Franco Pucci - Sab, 25/06/2011 - 21:38
E’ una notte stordita, questa, mentre il rumore soffocato dei tasti deflora il silenzio e il mio pensiero distratto insegue e adombra profumi voluttuosi, il languore mi avvince e mi abbandono sul divano. Una nuvola multicolore danza improvvisa e la coda dell’occhio ne percepisce il lieve volteggiare sul ciglio del poggiolo. Scorre allora sul davanzale il mio sguardo imbolsito e avido ormai di teneri e soffusi torpori e nel roteare di campanule viola e magenta screziate di giallo dorato mi appare, incredulo ai miei ed ai suoi occhi, un tordo nottambulo che improvvido danza sui vasi dei fiori amorevolmente e disciplinatamente allineati. Colto sul fatto il pennuto deposita con rapida e aggraziata movenza la campanula che ancora serrava nel becco e con estrema indifferenza e rapido volteggiar d’ali mi lascia basito a contemplare il disastro testé compiuto. Mentre lo stupore si acconcia pian piano ad un sorriso presto tramutatosi in sonora risata, non posso arginare un pensiero che si affaccia prepotente: magica l’aria che spira nella laguna stanotte! Un tordo stordito che nel chiarore lunare si esibisce in una disastrosa quanto scientifica distruzione di una piccola oasi fiorita credendosi un’ape operaia, ed io che riprendo a scrivere ticchettando sguaiatamente e respirando a pieni polmoni il profumo di una sapida anguilla cotta alla brace…Stordito il tordo?
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