Cari lettori,
possa essere d'auspicio il mio ritorno. Sono il poeta triste che vi dice: ben ritrovati, sulle Sacre Sponde del Patrio lido.
Son Giacomo Leopardi... Il più infelice, quanto osannato dei poeti moderni. Non vi stupite...
Non sono un fantasma... Il tempo che rimane, non è molto... Ma bastano poche essenziali notizie, per risalire al mio tempo corrente ed anche al Vostro. Non c'è quel muro d'ombra, che ci tenne in religiosa attesa... E, allora? Perché attendere?! Ogni nostro ritorno è finalizzato a far sì che nel vostro status quo, prendiate coscienza, di quel che accade... Perché ci si renda conto... Che si è nell'era glaciale, già correttamente definita, solo da “fonti fantascientifiche”, l'era degli zombi viventi. So che ne siete angosciati... Non abbandonatevi. È indispensabile che si prenda visione della realtà dei fatti, non per forza d'inerzia, ma alla luce della ragione che è etica sociale.
Non vi stupite... Non vengo dal regno dei morti; soltanto da quel cielo per il quale noi fummo quel che siamo e sempre insieme. Vi sono affezionato, come Voi foste a Me.
Rileggete i miei Canti. Fui sempre me stesso, fedele nella Legge dell'amore, che è fede in Dio.
Non vi faccio un rimprovero... Nessuno fu al corrente della frode: sono stato defraudato nei tratti essenziali della mia immagine. C'è chi vede in me, la persona sofferente, che allo stremo delle forze, si rifiuta di cercare una risposta, sul perché dell'esistenza. L'abbraccio ancor più fortemente.
Non fui un miscredente che se lo fossi stato, non avrei scritto nella misura del cuore individuale e nella forza del mio esser persona umana tra gli umani. Vi dico, in primo luogo, che non fui l'autore dello Zibaldone.
Elogio, quanti mi amano, pur nella strana etichetta che mi diedero.
Non fui, collerico, ai limiti della misantropia, perché non corrisposto negli affetti familiari e nell'amore. Non fui un adulatore del gentil sesso. Amai le fanciulle semplici. Ritornerò con Silvia che fu il mio primo amore. Non fui brutto, né storpio. L'immagine riportata dai testi, non è fedele... Ma sono gli stessi la fronte e gli occhi. Ero alto e slanciato; la leggerissima gobba fu dovuta al fatto che per entrare nello studio, dovevo chinarmi, non rispondendo la porta alle mie misure.
Mi congedo dicendovi alcune cose essenziali: che, la prosa rende immortali; la poesia eterna.
Sulla Storia, restano molte riserve...
Non può esserci storia, là, dove non è presente l'anima dell'Uomo
- Blog di Giuseppina Iannello
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