Scritto da © Antonella Iuril... - Sab, 21/01/2012 - 08:35
"La grotta è la prima dimora dell'uomo
il tetto meglio costruito
il luogo più sicuro della terra;
ma tanta asperità immobilizza, tanta oscurità accieca,
tanta umidità uccide.
La luce è il nostro progenitore,
che ci ha rischiarato il cammino e ci ha dato la vita;
ma tanta mancanza di riparo immobilizza,
tanta incandescenza accieca,
tanto calore uccide.
Non sarà possibile vivere all'ombra e con lo splendore?
Rimarremo eternamente sottoposti allo sgocciolìo o all'ustione?
Dovremo sempre scegliere tra la caverna e il sole?"
J.N.Barquin
Kay Jamison ha scritto un bel libro sulla relazione tra follia e arte, si intitola: "Touched with Fire”. Parla degli stati maniaci depressivi in artisti come: Lord Byron, Virginia Wolfe, Van Gogh, sulla scia di altri studi, condotti nel 1959 ad ad Harvard, dal Dr.Schildkraut sul comportamento depressivo e autodistruttivo di artisti come: Miro, Pollock, Rothko.
Già i primi studi del ’59 avevano evidenziato che l’arte richiede agli artisti una posizione di introversione simile a quella che si verifica in una sindrome depressiva,quindi depressione e creatività possono essere strettamente correlate. Lo specifico di questi studi si riferisce a sindromi maniaco depressive: quello stato depressivo a cui fa seguito una grande esaltazione e iperattività. Il libro della Jamison pone l’accento su quanto questi stati siano una sorta di carburante per il processo creativo e che la loro risoluzione può rappresentare una sfida di non poco conto per il processo creativo. Un dilemma che a mio avviso, non riguarda esclusivamente il campo del’arte,ma anche altri aspetti della vita.
La scelta tra una vita dolorosa ma creativa ed una anestetizzata e priva di creatività è molto personale, non tutti desiderano sentirsi pienamente vivi; molte persone preferiscono nient’altro che la “sicurezza” costi quel che costi, incluso la propria vitalità e questo succede anche tra artisti. Sono fermamente convinta del fatto che gli esseri umani sono in grado di utilizzare qualunque cosa per intrappolarsi o liberarsi; è solo una questione di creatività. La depressione come il dolore, la rabbia o altri sentimenti negativi, possono essere un potente strumento a tale riguardo.
Il poeta Rainer Maria Rilke, soffrì di depressione tutta la sua vita ma non volle mai iniziare un processo di psicanalisi, non gli mancava di certo l’apertura mentale o la fiducia nelle persone. Ebbe conoscenze tra gli psicoanalisti dell’epoca e persino la donna che amava, Lou Salome era a sua volta una famosa psicoanalista. Rilke amava la propria depressione, sentiva che gli era indispensabile per creare, ma leggendo i suoi bellissimi versi si evince che la sua depressione non era uno stato cronico: le sue parole riescono a instillarci dolcezza e speranza, vita.
Ciò che intendo dire è che la depressione ha il suo specifico valore alla medesima stregua di qualunque altro stato emotivo, quando si dispone di creatività, smette di essere uno stato cronico e diventa un mezzo per colmare le nostre intime distanze, donando maggiore ricchezza e maggiore equilibrio alle nostre vite interiori. In natura tutto mira verso l’equilibrio incluso le emozioni, si tratta di un processo del tutto naturale che noi possiamo facilitare o ostacolare.
testo ed opera di A.Iurilli Duhamel
BIBLIOGRAFIA J.K.Jamilson " Touched with fire" Simon Schutzer 1996 J.K Jamilson " Toccato dal fuoco" Longanesi 1996
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