Scritto da © Franca Figliolini - Sab, 23/06/2012 - 09:30
*
Ecco, adesso, proprio adesso: quel momento di sospensione,
la singolarità ineliminabile
dove precipita il mio respiro. Come spiegarlo,
se sfugge agli strumenti di misura?
Inosservabile, più che inosservato. Esiste
eppure
non ha in sé un briciolo di verità.
*
La notte. Il calco del corpo sul letto, il cuscino che si curva
sotto il peso della testa.
Affogo nelle piume, mentre
la notte scende.
A volte sale, se si ha la propensione alle espressioni
inusitate, che colpiscono la mente,
più che il cuore.
Mi chiedo: ma sta mai ferma la notte?
Sta mai lì, a pensare se stessa e la sua nottità
mentre noi ci domandiamo: perché non sale, non scende
o comunque non va? Non va da qualche parte
qualche altra parte che deve pur esserci
al di là del mio sguardo
che non guarda, ma vede. Dicono.
La notte. Il calco del corpo sul letto, il cuscino che si curva
sotto il peso della testa.
Affogo nelle piume, mentre
la notte scende.
A volte sale, se si ha la propensione alle espressioni
inusitate, che colpiscono la mente,
più che il cuore.
Mi chiedo: ma sta mai ferma la notte?
Sta mai lì, a pensare se stessa e la sua nottità
mentre noi ci domandiamo: perché non sale, non scende
o comunque non va? Non va da qualche parte
qualche altra parte che deve pur esserci
al di là del mio sguardo
che non guarda, ma vede. Dicono.
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Ecco, adesso, proprio adesso: quel momento di sospensione,
la singolarità ineliminabile
dove precipita il mio respiro. Come spiegarlo,
se sfugge agli strumenti di misura?
Inosservabile, più che inosservato. Esiste
eppure
non ha in sé un briciolo di verità.
*
Sogno: in una casa in fiamme leggo un libro in fiamme (*)
Sogno: in una casa in fiamme leggo un libro in fiamme (*)
*
Ergo, dobbiamo riannodare i fili della vita
con pazienza
per le dita sempre più incapaci.
Mi attende il giorno, o io attendo lui:
siamo in moto relativo lungo l'asse del tempo
che abbiamo inventato
un pomeriggio che non avevamo niente da fare.
Ergo, dobbiamo riannodare i fili della vita
con pazienza
per le dita sempre più incapaci.
Mi attende il giorno, o io attendo lui:
siamo in moto relativo lungo l'asse del tempo
che abbiamo inventato
un pomeriggio che non avevamo niente da fare.
(*) Charles Simic, "Il mostro ama il suo labirinto", Ed. Adelphi, Trad. di Adriana Bottini
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