Scritto da © antonio devicienti - Mer, 12/10/2011 - 10:14
“Sto innanzi all'Occidente merlata e solitaria.
Sono madre, turrita madre sopra l'alfama,
marezzato tappeto amaranto delle tegole
mescidanza di vento, di salmastro, d'Oriente;
siccome fui moschea, mi cercano arabe voci.
Vedo nenie africane, rotte di lontananza,
abitare le intercapedini dei tetti:
volentieri le sposo col gregoriano, tema
millenario del mio stare, svolgimento franto
nelle mareggiate sanguinose della storia.
Ogni grido degli annegàti e dei trucidati
è conficcato nei miei mattoni: se qui sto,
è per partire ogni volta: navi del pensiero
vengono armate dietro le finestre che guardano
me o il Tejo o l'Oceano e spruzzi ai vetri sottili
di desiderio rigano i cristalli di sale”.
Le Cattedrali hanno tutte voce, memoria, eco.
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