Scritto da © antonio devicienti - Mer, 09/11/2011 - 15:51
Korassón de mi tierra, l'antiga, korassón
udiva l'esiliato mormorargli la mente:
riandava il canto alle donne di Cordova, rondini
trasvolanti ali nel cielo d'Africa e d'Europa,
un nome dire al quale promettere ritorno,
bianca città multilingue, multicolore,
ambrata di arance nelle callejas, lontana e sola.
Korassón de caminante, blanca korassón
un mastello di bianca calce è il cuore perché
ricorda e ricordando vuole tingere di sé
torride le soglie innevate dagli aranci;
un nome dire al quale promettere viaggio -
bianca città cui ritornare, da cui partire,
ancora fare ritorno sui sassi aranciati
dell'alba: il Grande Fiume trasporta le barchette
esili e quasi invisibili dei desideri
ayèa, barcos de papel – come parole fragili.
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