CAPITOLO 4
BUDAPEST
Durantele le prossime settimane mia madre fu presa dall'ansia di raccontarmi di quei tempi passati, memorie che ritornavano in lei, e disse,"...Devo farlo ora prima che le dimentichi nuovamente," Nonostante il suo desiderio impellnte di raccontarmi quei segreti che erano rimaste in lei per troppo a lungo, trovai che a volte la sua narrazione era contradditoria. Allorche` avveniva fermava bruscamente di parlare, e dopo un breve soprapensiero, riprendendeva la narrazione correggendo quanto aveva detto prima.
Mi disse, “Quel viaggio fu per me una grande esperienza. Viaggiammo per ferrovia sino a raggiungere Vienna, e da li' proseguimmo con una nave che discese lungo il Danubio fino a Budapest. Rimasi sul ponte del battello piu` che potei, per ammirare il susseguirsi vi villaggi e citta` che presentavano la storia passata con i loro monumenti, castelli, e chiese. Era un'esperienza inreale, come un lungo racconto di fiabe e ne fui affascinata per quanto potei vedere ed imparare.”
“Mia madre mi sorprese quando la udii parlare con un’altra signora in Ungherese, e sappi quanto quella sua conoscenza ci fu` di aiuto durante il nostro viaggio.”
Fu durante quel viaggio, quando ancora navigavamo verso Budapest, che Mamma Gigia incomincio` a confidarmi della sua vita in questa citta` durante quei giorni lontani del 1901.
Erano ricordi in lei ancora vivi sebbene fossero passati ben piu' di trent'anni ed ebbe modo di commentare cambiamenti avvenuti in questa citta' attraverso il tempo.”
Ebbi modo di discutere con mia madre riguardo la loro visita ed ancor piu` le chiesi quanto piu' potei di rivelarmi quali furono le confidenze di Mamma Gigia quando si reco` per la prima volta in questa citta' di quel lontano 1901.
Parlammo per oltre una buona settimana del piu' e del meno, riguardo le loro esperienze, di cosa avessero visitato, visioni diurne e notturne e in piu` quali sentimenti e desideri nacquero in loro durante quella visita in Budapest.
E cosi`, pennellata dopo pennellata, seguendo il dettagliato racconto di mia madre, apparve alla fine innanzi a me una storia che puo` sembrare incredibile per coloro che solo conosce il mondo di oggi. Seguendola nel suo racconto della Gigia, sua madre, potei entrare in quel mondo diverso, che appariva sfocate nel tempo come vecchie pellicole in bianco e nero, e sbiadite con sfumature giallastre. Nella mia mente si formava la trama di quel vecchio film, avvolto con apparizioni misteriose e alquanto nebulose e vaghe di quel passato. Ma come piu` apparivano a me quelle memorie, mi sentivo sempre piu` affascinato poiche` erano capaci di farmi rivivere tempi lontani, e certamente grandiosi.
A poco a poco, come in un mosaico, si stavano formando in fronte a me l’apparizione di palazzi, grand hotels, luoghi signorili e sale da ballo inluminate dalle prime lampade elettriche. Ebbi modo di far rivivere, attraverso il racconto di mia Madre Antonia, quelle Dame del passato vestite in lussuosi ed attilati abiti e adorne con preziosi diademi e lunghe collane di perle. Le ammiravo, poiche` quei gioielli mettevano in risalto la loro aristocratica bellezza, regali nella moda di allora, con larghi cappelli piumati, e con le loro braccia avvolte in lunghi guanti in seta simili ai loro vestiti. Le chiome, acconciate in alti chignon, erano trattenute con spille dorate.
Ed apparivano pure i gentiluomini, sempre impeccabili, e ben impettiti in eleganti abiti scuri che risaltavano sopra le bianche camicie e cravatte ben inmidate. Ne rivedo l’imponente fiererzza di quei gentiluomini con i loro baffoni, lunghi e fabulosi, capaci di raggiungere i lobi delle loro orecchie, e inrigiditi con la parafina, copiando in quel modo la moda lanciata dal loro amato imperatore, Francesco Giuseppe.
Naturalmente vi erano sale, sempre affollate da tutti loro e dove non mancavano gli ufficiali Ussari, con il loro portamento fiero, ed impeccabili nei loro calzoni bianchi e giacche rosse con splendenti alamarri e bottoni d’oro. Questi ufficiali erano capaci di attirare gli sguardi delle dame presenti, e che poi galantemente, andavano a chieder loro di danzare una polka o una mazurka. Le dame, semopre di buon grado, rispondevano e con un sorriso squisito, e poi dopo aver consultato il loro bouket, concedevano la richiesta. Lo facevano in quel modo frivolo e civettuolo, ma che ben si addiceva per accativarsi il loro cavaliere di turno, (ma poi non e` questo pur sempre il modo nel quale ancor oggi le donne sono maestre?) ed attendevano in ritorno da questi ufficiali, i complimenti galanti dovuti e sussurrati assieme a promesse amorose.
Era in questo modo come si formavano le visioni nel mio pensiero mentre ascoltavo mia madre, ed ancor piu`, socchiudevo gli occhi, potevo meglio rivivere quei tempi passati, risentirne i rumori assopiti, e rivedere quelle visioni sfocate... Cosicche`, anch’io ero partecipe a quei sogni lontani...
Riudivo lo scalpitare degli zoccoli di cavalli, battenti sui selciati di pietra, e cosi` pure udivo lo stridente sferragliare delle ruote delle carrozze che si muovevano veloci sui boulevard cittadini, o mentre attraversavano uno dei molti ponti che univano l'elegante ed aristocratica Buda con la riva opposta, dove sorgeva Pest, il cuore industriale della citta'.
Ed ancor piu`al calar dell'imbrunire si vedeva l’accendersi sfarzoso, nelle ricche dimore di Buda, delle molte lampadine elettriche, le quali erano il nuovo grande prodigio, e quelle luci brillanti si riflettevano poi senza alcun pudore nelle acque oscure del Danubio.
Mi vedevo mescolato tra la folla locale, ed assieme a loro, me ne stavo incantato a guardare tale strabigliante novita'. Quello era uno dei grandi prodigi che era giusto stato introdotto in quell'anno di grazia del 1901.
E tutto questo era merito della nuova industrializzazione, Ma i prodigi erano molti ancora che davano vita a quel lontano principio di secolo. Tale lussuria e prodigalita' delle luci elettriche venne introdaotta ben presto per l’inlumminazione pubblica del maggior ponte sopra il Danubio, Il Ponte delle Catene. E possiamo tuttoggi vedere su quel ponte quegli stessi lampioni barocchi, che inluminano il ponte, e questa e` l’odierna testimonianza del grandore di quei giorni gloriosi.
Si, quel principio del XX secolo furono gli anni piu` prestigiosi di Budapest, il tempo in cui l'Ungheria raggiunse l'apice del suo splendore. Budapest era stata da poco proclamata la capitale del Regno Ungherese, e competeva per divenire una delle maggiori metropoli Europee. Il merito, si sa ora, era dovuto al benessere industriale che creo` un alta percentuale di nuovi arricchiti nella classe media. E quella era la vita di quegli anni in Budapest, efervescente e dinamica, che in breve fu capace di renderla una tra le piu` moderne citta' Europee.
Era tutto merito della nuova borghesia e delle sue nuove industrie che accrebbero il prestigio nazionale. Era la stessa borghesia che in quei giorni ebbe l’ardire di gareggire con l'aristocrazia per ritenere il prestigio di un elevato posto sociale. Furono capaci di raggiunse tale traguardo, anche se, nonostante tutto, la Nobilta' mantenne pur sempre quei privilegi che aveva accumulati attraverso secoli di storia e ne ritenne pure le immense fortune.
Budapest divenne ancor piu` frenetica, quando in quel principio di secolo furono introdotti i nuovi transporti pubblici. Vi era un via-vai di trams, ferrovie, e le stazioni prolificarono all’intorno della citta`.
Allo stesso tempo, sulla sponda opposta all’opulenta Buda sul Danubio, crescevano nel grigiore nuove fabbriche, febbrili nella loro continua attivita`, che ben si notavano da lontano con le loro alte ciminiere, sgiuzzanti verso il cielo, ma che ancor piu` si inalzavano con lunghe e scure striscie di fumi che avevano l'ardire di oscurare il sole.
Le nuove fabbriche richiedevano masse sempre piu` grandi di operai per le nuove industrie. Cosi` ebbe inizio l’esodo dei contadini che divennero operai, e che si mescolarono all’esistente cerchia di lavoratori che prolificava a vista d'occhio. Come quei contadini divenerro cittadini, furono forzati ad imparare le nuove discipline imposto dal lavoro delle fabbriche. Dovettero imparare un mestiere, dovettero familiarizarsi con nuovi materiali e sistemi di lavoro, e l'industrializzazione creo` per questa nuova massa di operai un nuovo universo.
Quello fu il modo che nacque il ventesimo secolo, all'insegna della nuova era economica-industriale. Era il battito nuovo ed udibile nella nuova vita industriale che fu capace di rinnegare la mediocrita` del secolo precedente.
Fu a merito del moltiplicarsi dell'industrializzazione in Pest, che il benessere pote` propagarsi presto in tutto il paese.
Nacquero nuove banche, capaci di offrire prestiti migliori alle industrie, ed incrementarono un piu` rapido sviluppo. Nacquero pure nuovi e piu` veloci sistemi di comunicazione. Era merito delle nuove locomotive a vapore che correvano veloci sulle strade ferrate, ed in breve tempo divennero popolari ed indispensabili. Quelle ferrovie unirono i centri urbani a quelli periferici, ed in questo modo accelero` il progresso. Il Paese divenne piu' dinamico ed il benessere rese partecipi le masse lavorative compensandole del duro lavoro nelle fabbriche ed elevandole dalle loro umili ed oscure origini paesane.
Per volere dal loro Imperatore, Francesco Giuseppe, centinaia dei piu' intrappendenti pionieri industriali furono innalzati al rango nobiliare con un titolo Baronale. Questi nuovi Baroni furono all’altezza del loro titolo e comprarono propieta' terriere, costruirono palazzi, ed ancor piu` divennero parte della nuova gerarchia aristocratica, frequentando locali alla moda, vestendo in modo elegante e radunandosi alle festivita' locali e sedendo al posto di onore.
Quello fu il tempo in cui il Romanticismo si diffuse. Il Teatro Nazionale nacque presentando lavori teatrali di gran successo e le nuove opere ed operette divennero grandemente richieste. Divennero famosi i walzer di Franz Lear che davano vita alle nuove operette, presentate nei Teatri affollati. E con la popolarita` quei waltzers entrarono nelle sale dei palazzi aristocratici, dando via a feste allegre e suntuose.
Con la popolarita` quei waltzer, polke e masurke si infiltrarono pure nelle sale piu` popolari della classe media e popolare.
E per la vita paesana, in teatri popolari periferici, vennero creati nuovi lavori musicali che rispecchiavano scene di vita bucolica, molto ben accetta alle masse popolari, che diede origine a nuove canzoni ed opere musicali aventi come tema la vita e le danze campestri. La Czardas fu una di queste rappresenatzioni che vide uomini e donne danzare in costumi ricamati in modo pregiato. In queste danze era necessaria la bravura e grazia delle ballerine, che dovevano danzare con un calice ripieno di vino sopra le loro teste.
Erano gli anni in cui vide la la superba maestria di Listz sorgere che creo` le sfrenate Rapsodie Ungheresi, tipiche rappresentazioni della vita dell'epoca. Bartok e Kodaly furono pure maestri con la loro musica folcloristica, componendo melodie di gran voga per la generazione di quel tempo.
Ed e` al principio di quel secolo che si diffusero le Rapsodie Gitane create dall'improvvisazione del momento, dove il solista era il creatore di una musica divina che si sprigionava dalla sua fertile immaginazione. Fu il tempo in cui gruppi Tzigani erano applauditi in ristoranti e ritrovi culturali. Era parte delle loro tradizioni tzigane, che creava una musica melodica dei loro violini che rifletteva la loro vita nomadica, accentuando l'espressione del loro animo per il rammarico della continua peregrinazione.
Fu opera di tutti questi artisti; compositori, pittori, poeti che diedero via a tutte le sfacettature del romanticismo Ungherese, che ben presto rivaleggiarono con quelle sino allora conosciute nelle altre capitali Europee. Fu al principio di quel secolo che Budapest divenne la seconda piu' importante citta' nell'Impero Austro-Ungarico, dopo la stessa Vienna, e rivaleggio' con Parigi e Londra nella gara di divenire la capitale culturale Europea.
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