Introdduzione
Rosolino Cacciapuoti era un maniaco, anzi un Maniaco. Il nome glielo aveva affibbiato prima di abbandonarlo in un cassonetto con il cartellino al collo il nonno materno, di seconda generazione trinacrense; il cognome l'uomo che l'aveva adottato di ascendenza viola chiaro fiorentina.
Assodato che lo fosse, era stato di nuovo scaricato al volo da un treno in corsa di passaggio al secondo binario, volo parabolare al primo marciapiede in corrispondenza del pisciatoio pubblico femminile alla stazione di Massaua - Denver Colorado. A disposizione del pubblico ludibrio, alla veneranda età di dodici- quattordici anni.
Lì visse, con la complicità degli addetti alle casse automatiche e alle pulizie, per altri tre anni.
Io sono uno degli addetti a quelle casse.
Mi addentrerò, quindi, nell'intimo della vita psichica del Maniaco facendo riferimento sia ai suoi trascorsi infantili, sia a quelli adolescenziali.
La prima cosa che mi chiesi, essendo presente il fatidico giorno dell'avvenimento, fu perché proprio lì, perché sulla porta saloon del females. Una ragione doveva pur esserci.
Era vestito in frac, inappuntabile come dovesse servire da un momento all'altro un Martini demi-sec con oliva gigante di Manfredonia- Manfredonia Italia Europa all'Hilton. Quindi qualcuno doveva avergliene fornito uno, a meno che non l'avesse sgraffignato in qualche store e fosse stato inseguito in treno fino a Denver-Colorado-U.s.
Invece era proprio così, almeno a quel che ebbe a raccontarci della sua vita.
Il seguito alle prossime puntate o capitoli o episodi narrativi
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