Scritto da © taglioavvenuto - Mar, 06/11/2018 - 00:11
Eravamo giunti stremati nei pressi della Galassia di Orion, quando tentammo la fuoriuscita dalla navicella spaziale.
All'esterno, tra noi e l'universo rimanente, un purpureo color del tramonto di acque tizianesche discoste. Fontane. Arabeschi. Getti.
Color senape dappertutto.
Un Carlo Bo... Venezia commersa in piccolo... Pisa....Padova....Affascinante...
-Sono le albe
-Le onde dei mari, le loro vibrazioni quantistiche
-Il mistero dei fuochi dei crateri
-Qualsiasi cosa sia, è Orione, dissi io, ultimo a tentare la navicella. Che fino a quel momento ci aveva tutelato nel percorrere l'immensa distanza dal punto di partenza.
-Un gineceo, un alveare, aggiunsi, essendo colui che si era ricordato di Urbino, la città dove aveva iniziato a studiare sociologia, perdendo tutto.
- Una perdita... rocce e mare. abissi, un centro... saliescendi, un quadrilatero di buchi neri, di peli sotterranei.
Non c'erano altre Urbino nel mondo e tacque, aspettando di essere più vicino.
- Forse la nuova Zelanda, azzardò l'astronomo maori...
-Forse Abyro, sull'Ellesponto, o Mileto, quando scoppiò l'Ellesponto stesso, Ricordate? Un cataclisma. Sussurrò il ricercatore sanguemisto iranianogreco, nato per distrazione da parte di madre nelle sue vicinanze, durante un'avventuretta serale con un ragazzo turco all'nterno di un mercato rionale
- Forse torna conto tentare...é Arte, o è fisica...pura.
- Bon. Non è certo una cosa finalistica...
Entrammo uno dopo l'altro nei due oblò e cercammo così lentamente di assuefarci all'atmosfera della nuova antica galassia di Orion, presente e futuro della ricerca del nuovo sapere scientifico nel continuum incurvato.
- Fan..c. Cose da pazzi...
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