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Sui comodini

Non passa novembre col sole che s’infrange all’orizzonte
ed i poeti...
a tingere di cenere la testa!

 

Ecco, troviamo un colpevole mettiamolo su una picca
che i vermi della piazza si mangino i nervi violetti:
c’è Danton che maledice e profetizza, ora che gli stringono i polsi e ripuliscono il collo.
Ma sono uomini già visti, gli stessi che negarono un filo a Leonora.
Cos’è mai un filo? Lo ricordo quel giglio ed i nasi all’insù.
Che si sentano vivi allora nel corteo di cimici e pidocchi!

 

Quante cattiverie ci accompagnano nel traghetto verso il patibolo
quasi comiche quelle bandiere ed i singhiozzi a beffeggiarsi:

 

Allontanatevi dal corpo, devo straziarne le membra-dice-
voi non sapete che uncini legano l’anima alla vita
di quali inganni riempie le cantine il cuore.

 

Nemmeno lo maledici se qualche corvo ha un gesto di stizza
e grida contro la lama un frammento di bontà:
la storia è sempre quella ed il vile segue l’aguzzino
non importa se c’è un cambio di continente
o una stoccata alla campana ne inverte il suono.

 

Novembre ha volto di buffone nei crisantemi
beffardo s’incappuccia da capitano senza terra
e smuove le reti per il re che gli dona la sua figlia

 

E non ti meravigli la lebbra che sparge dove passa
come fosse il rovescio della primavera.
Novembre non è un mese come tanti, rovista nella coscienza
In cerca di radici e poi chiama a raccolta le forze vive
Per seppellirle nel frantoio della secchezza
Da cui spremere il miserere della consunzione.

 

Non tenetelo sui comodini, non appartiene al tempo.




 

 

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