Scritto da © sid liscious - Mer, 01/07/2015 - 09:18
Mi sono messo seduto su un sasso, Fabio.
L'acqua che scorreva, qualche rumore classico di bosco, due fringuelli che discutevano con i loro toni ed un cuculo in lontananza e parecchi insetti interessati ad unirsi al coro per far vibrare i miei timpani, Fabio.
«Bella locazione Giuseppe, dov'eri?».
In collina, Fabio, nel mezzo del torrente per l'occasione calmo e magnanimo di tonde e comode mezze pietre asciutte.
E mi sono messo a guardare le pareti dell'alveo, Fabio.
Cadono da un'altezza di circa quattro metri a piombo nel letto, Fabio, e sono formate da sassi, terra nera, radici, piccoli vegetali misti, crepe ed anfratti, Fabio.
E catturati costoro durante varie fasi della relativa esistenza, Fabio, e c'è dentro il mondo, Fabio.
Il mondo intero.
Ci sono la storia, la religione, le arti, la politica, la filosofia, la letteratura.
Ch'espone costei in primo luogo la poesia, Fabio.
La poesia di com'è aggrappata la foglia al ramo verticale.
In alcuni punti farebbe difficile avvolgere dimostrando più grazia, dolcezza e gratitudine, Fabio.
E ci sono i romanzi, Fabio.
Gli epici, nel profilo di quel fiero cavaliere medioevale con elmo appuntito e naso aquilino, i noir, l'assassino è facilmente individuabile, che ha il pullover a strisce orizzontali, in quell'ammasso formato da frasche ed edera, Fabio, e la vittima è quella fragolina in alto sporta dal bordo giusto quanto lascia prevedere, volenti o nolenti, a breve s'avventurerà per lande pericolose e zeppe d'insidie, Fabio.
E dunque ci sono anche le fiabe e non unicamente nel richiamo rosso fragola rosso capuccetto, Fabio.
Una faccia nera, su pietra sfaldata, con espressione tetra, bocca spalancata e sdentata ed occhi freddi, ricorda incredibilmente un orco, Fabio.
Ed ancora fantasmi, Fabio, ed altri mostri, Fabio, e gente gentile, Fabio,
Perfino un noto politico ed un papa, Fabio.
E con tanto di libro della legge l'uno e pastrano luccicante e bastone del comando l'altro, Fabio.
«E c'è pure la filosofia Giuseppe?».
Assodato, Fabio, assodato.
Lei e la storia e la politica e l'arte e la religione, Fabio.
Che queste ultime, a ben pensarci, si sono già svelate parlando della letteratura, Fabio.
La filosofia d'altro canto però bisogna un minimo cercarla, Fabio.
Lei normalmente nasce dalla considerazione, dal ragionamento, dalla fantasia e dalla capacità di sintesi, Fabio.
Al che, Fabio, io l'immagino benissimo la personale del muschio rigoglioso sistematosi ad abitare proprio nel settore franoso e nello stesso tempo, Fabio, inquadro pure la della felce scheletrica ritrovatasi a dimorare lo, stringato, buco d'un sasso perpendicolare e posizionato, fisso fisso, a due metri dall'acqua, Fabio.
Avrà una sete terribile, Fabio.
E l'abbondanza le scorre sotto il mento.
E mai potrà arrivarci, Fabio.
Nemmeno a quella piovana.
Sotto gli alberi e con dei sassi grandi appena sopra che le fanno da tetto, Fabio.
Vive e vivrà in toto i suoi giorni comunque, Fabio.
Stanne sicuro.
Ma sai che condizione mentale, Fabio?
Ed hai la sua filosofia, Fabio.
Una volta constatato ciò.
Hai in mano la sua filosofia, Fabio.
«Non bellissima presumo Giuseppe».
Nemmeno io, Fabio, nemmeno io.
Gliel'auguro almeno umida.
«Ed il muschio Giuseppe?».
Il muschio sembra preferisce basi ottimiste, Fabio.
Probabilmente è stato dotato dalla natura di buone capacità d'osservatore, Fabio.
Ha visto la felce, potendo l'avrebbe aiutata ma gli è impossibile, ed allora ha imparato quel sasso non é buono, Fabio.
E quindi, in attesa d'eventi, migliore la situazione franosa, Fabio.
Un tuffo inatteso, temuto e rischioso ed una piena travolgente, o viceversa un'eroica vincente resistenza multi etnica contro lo smottamento, magari portano a risultati inattesi, Fabio.
«Alla felce una filosofia negata, Giuseppe, ed al muschio una filosofia fin troppo possibilista, Giuseppe».
La foto perfetta di lei sparsa per il mondo, Fabio.
Deboli felci in balia di muschi vanamente convinti d'avere giocato il jolly universale.
«E cos'hai notato ancora Giuseppe?».
Ho notato la filosofia è simile al telo che unisce i due estremi d'una fisarmonica, Fabio.
Si tende e si racchiude, Fabio.
Non può mai, d'attimo in attimo, rimanere fissa.
Le fasi e gli umori della vita sono le mani del musicista, Fabio.
E loro fatalmente decidono indipendentemente il lungo rilassamento, la tensione o la pressione.
Ed il resto ha poche opzioni per non subire deviazioni convulse e devastanti, Fabio.
«E le mani suonano uno spartito Giuseppe?».
Sì, Fabio.
Abbastanza orribilmente e chiaramente.
E lui mi fa balzare in mente ho dimenticato una cosa nell'elenco precedente, Fabio..
C'è anche il quotidiano, Fabio, stampato sui giochi di luce, colore ed ombre dei dirupi.
Ed è questione cui rivolgere la massima attenzione.
E questo nostro dialogo lo dimostra inequivocabilmente, Fabio.
Ed assolutamente mai abbandonarti completamente a lui, anzi sorprendilo con la tua fermezza, mi diventa di per cui la fulgida tra le poche opzioni, Fabio.
La fulgida.
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