Scritto da © sid liscious - Sab, 18/01/2014 - 08:58
A nascere principe ci sono parecchi vantaggi indubbiamente.
Niente stenti, tanti agi, molti sudditi e pure la possibilità d'incontrare grandi maestri d'armi ed i migliori insegnanti di cultura.
Ma a nascere principe, sembrerà impossibile, esistono anche degli svantaggi.
Ed uno di codesti svantaggi, probabilmente il più temuto, è d'essere il bersaglio preferito dei sortilegi delle streghe.
Non s'è mai bene capito il perché infatti, eppure loro sembrano proprio avere una predilezione per i principi e pertanto succede assai raramente che maledicano direttamente un contadino, una parrucchiera o un barone.
Ed il nostro di principino naturalmente era stato avvisato del pericolo, però, come tutti i bambini, stava vivace ed adorava fare scherzi dei quali, tra tutti, il preferito era lanciare, dalla finestra della sua camera, secchi colmi d'acqua fredda sulla testa dei passanti.
E ne lanciò diversi e si fece moltissime risate ad udire le imprecazioni susseguenti e... ed una sera versò quello fatale.
Sembrava una normale vecchietta, di stracci vestita, il bersaglio ed invece, non appena colpita, reagì assai malamente e mostrando la sua orribile faccia ed alzando il suo gigantesco naso aquilino, munito ovviamente del classico brufolo nero e peloso in punta, proferì... proferì un terribile incantesimo.
«Ogni volta che t'innamorerai d'un essere umano sul regno cadrà una pioggia torrenziale e durerà esattamente fino a quando l'amore che ti pervaderà, da solo, non scomparirà».
Chiaramente lui lì per lì non ci fece caso, che la questione ancora proprio non lo riguardava, bensì sarebbe cresciuto e ciò avrebbe portato in dono il desiderio d'amare e questo avvenne e passati i dodici anni fatalmente s'invaghì d'una compagna di studi e passeggiate e... e la pioggia incominciò a cadere nell'attimo in cui se ne rese conto e non smetteva più.
E passarono giorni, settimane, mesi, anni e nel mezzo di disagi incredibili.
Il regno si presentava adesso tale una gigantesca pozzanghera, il fiume aveva rotto interi gli argini e travolto ogni cosa.
Il fango e la muffa s'erano appropriati di strade e case e non smetteva, non smetteva, non smetteva.
Fortunatamente la famiglia di lei, stanca delle tribolazioni, si trasferì altrove e lui piano piano, con la lontananza, sentì scemare il suo trasporto.
Che scemò, scemò, scemò fino... fino ad una folgorante mattinata di sole.
Aveva un bel problema insomma il nostro protagonista e lo percepiva intero e bisognava fare qualcosa.
E furono consultati i libri e furono interpellati gli esperti e nessuno sembrava in grado d'indicare un rimedio e fu un vecchio eremita a porgere un barlume di speranza.
«La maledizione sembra rivolta esclusivamente all'amore supremo» disse « e ci sono sulla terra tantissime forme, oltre a quella umana, degne d'amore supremo e se lui riuscirà a percepire un sentimento superiore verso quelle forme di conseguenza... di conseguenza il normale amore fra umani passerà un minimo in secondo piano e non sarà la cosa più importante ed allora forse il potere del sortilegio svanirà».
Ed era un discorso complicato già di per sé.
Figuratevi da mettere in pratica.
Ed il principe non ci riuscì, anzi s'innamorò perdutamente della figlia dei regnanti sulle terre appena di là del confine e ricominciò a piovere, piovere, piovere.
E nuovamente immani disagi.
E malumori serpeggianti ovunque e passarono circa sette anni stavolta in queste condizioni e nacquero dei figli e ci furono, nonostante tutto, diversi momenti felici fra i due amanti e questi momenti felici irrimediabilmente a poco a poco persero mordente e cominciò di per cui qualche classico litigio di coppia ed il litigio portò in dono risentimento ed il risentimento... ed il risentimento fece in modo fosse eretta una barriera fra i due e la barriera lentamente ed inesorabilmente condusse ad una separazione e la separazione al finale d'un amore e... ed il sole la mattina appresso fece capolino e la vita risorse nel regno.
E la conseguente decisione del principe fu drastica.
«Basta non si può correre il rischio ulteriormente.
Ho deciso.
Mi ritiro solitario nel profondo del bosco e lì rimarrò in eterno».
Il ragionamento in effetti si presentava chiaro.
Nessuna possibilità d'incontro uguale nessuna possibilità d'innamoramento.
E furono tempi atroci all'inizio.
E si pentì amaramente dei suoi scherzi di bimbo e la disperazione infinite volte conquistò il suo intimo.
Poi magicamente le cose cambiarono e cominciò a farci l'abitudine.
A guardarsi intorno interessato.
A gustare il susseguirsi d'eventi in realtà diversa da quella abituale.
E gli piaceva sinceramente.
Scoprì gli piaceva sinceramente la grazia delle margherite.
Scoprì gli piaceva sinceramente il portamento del cervo.
Scoprì gli piaceva sinceramente la postura della roccia.
Scoprì gli piaceva sinceramente il distendersi del bosco.
Scoprì gli piaceva sinceramente ammirare le nuvole.
Scoprì gli piaceva sinceramente aspettare l'alba.
E scoprì persino gli piacevano sinceramente le giornate di pioggia e quelle invernali e quelle nebbiose.
E dunque percepiva diversa armonia in lui e con lei un doveroso rispetto verso il creato e la sua solitudine divenne in effetti inesistente.
Che sarebbe stata tale unicamente senza gli elementi naturali e che nulla avrebbe potuto avere importanza privandosi di loro o sotto considerandoli.
Ed un'enorme enfasi perciò irruppe nel suo spirito.
Ora la sera aspettava le stelle con trepidazione manco... manco fossero l'amata leggermente in ritardo all'appuntamento.
Ora curava ed aiutava gli animali anziché cacciarli e mangiarli.
Ora adorava il firmamento e l'acqua e la castagna in luogo d'impalpabili dei.
Ora si preoccupava della salute dell'albero minacciato dall'edera ed ora si curava di salvare anche costei deviandola al posto di reciderla.
L'impossibile.
Era successo l'impossibile.
Le parole del vecchio eremita erano diventate di facilissima applicazione pratica.
Aveva scoperto verso chi l'uomo dovrebbe sentirsi, addirittura ed obbligatoriamente, costretto a rivolgere il suo vero amore, le sue attenzioni particolari ed il sentimento superiore e l'aveva fatto in una maniera che l'avrebbe portato pure a lottare, se necessario, contro la tantissima ignoranza e lo sperticato malcostume imperanti, dentro la mente umana, in proposito.
E nel frangente guarda caso non gl'importava nulla della maledizione.
La sua missione continuava indubbiamente ad essere amare ma... ma amare quella che, oltre qualsiasi persona, è incontestabilmente l'unica, assoluta, semplice ed innegabile verità.
E, forte della nuova dimensione, tornò nel regno.
Ed incontrò e s'innamorò e non successe nulla, a parte il normalissimo susseguirsi d'eventi atmosferici, e finalmente quindi, io direi, è stata scritta una fiaba che, ridisegnando e riportando nelle giuste misure i sacrosanti valori primi, merita sul serio il finale e vissero tutti, cioè non solo gli uomini, felici e contenti.
Niente stenti, tanti agi, molti sudditi e pure la possibilità d'incontrare grandi maestri d'armi ed i migliori insegnanti di cultura.
Ma a nascere principe, sembrerà impossibile, esistono anche degli svantaggi.
Ed uno di codesti svantaggi, probabilmente il più temuto, è d'essere il bersaglio preferito dei sortilegi delle streghe.
Non s'è mai bene capito il perché infatti, eppure loro sembrano proprio avere una predilezione per i principi e pertanto succede assai raramente che maledicano direttamente un contadino, una parrucchiera o un barone.
Ed il nostro di principino naturalmente era stato avvisato del pericolo, però, come tutti i bambini, stava vivace ed adorava fare scherzi dei quali, tra tutti, il preferito era lanciare, dalla finestra della sua camera, secchi colmi d'acqua fredda sulla testa dei passanti.
E ne lanciò diversi e si fece moltissime risate ad udire le imprecazioni susseguenti e... ed una sera versò quello fatale.
Sembrava una normale vecchietta, di stracci vestita, il bersaglio ed invece, non appena colpita, reagì assai malamente e mostrando la sua orribile faccia ed alzando il suo gigantesco naso aquilino, munito ovviamente del classico brufolo nero e peloso in punta, proferì... proferì un terribile incantesimo.
«Ogni volta che t'innamorerai d'un essere umano sul regno cadrà una pioggia torrenziale e durerà esattamente fino a quando l'amore che ti pervaderà, da solo, non scomparirà».
Chiaramente lui lì per lì non ci fece caso, che la questione ancora proprio non lo riguardava, bensì sarebbe cresciuto e ciò avrebbe portato in dono il desiderio d'amare e questo avvenne e passati i dodici anni fatalmente s'invaghì d'una compagna di studi e passeggiate e... e la pioggia incominciò a cadere nell'attimo in cui se ne rese conto e non smetteva più.
E passarono giorni, settimane, mesi, anni e nel mezzo di disagi incredibili.
Il regno si presentava adesso tale una gigantesca pozzanghera, il fiume aveva rotto interi gli argini e travolto ogni cosa.
Il fango e la muffa s'erano appropriati di strade e case e non smetteva, non smetteva, non smetteva.
Fortunatamente la famiglia di lei, stanca delle tribolazioni, si trasferì altrove e lui piano piano, con la lontananza, sentì scemare il suo trasporto.
Che scemò, scemò, scemò fino... fino ad una folgorante mattinata di sole.
Aveva un bel problema insomma il nostro protagonista e lo percepiva intero e bisognava fare qualcosa.
E furono consultati i libri e furono interpellati gli esperti e nessuno sembrava in grado d'indicare un rimedio e fu un vecchio eremita a porgere un barlume di speranza.
«La maledizione sembra rivolta esclusivamente all'amore supremo» disse « e ci sono sulla terra tantissime forme, oltre a quella umana, degne d'amore supremo e se lui riuscirà a percepire un sentimento superiore verso quelle forme di conseguenza... di conseguenza il normale amore fra umani passerà un minimo in secondo piano e non sarà la cosa più importante ed allora forse il potere del sortilegio svanirà».
Ed era un discorso complicato già di per sé.
Figuratevi da mettere in pratica.
Ed il principe non ci riuscì, anzi s'innamorò perdutamente della figlia dei regnanti sulle terre appena di là del confine e ricominciò a piovere, piovere, piovere.
E nuovamente immani disagi.
E malumori serpeggianti ovunque e passarono circa sette anni stavolta in queste condizioni e nacquero dei figli e ci furono, nonostante tutto, diversi momenti felici fra i due amanti e questi momenti felici irrimediabilmente a poco a poco persero mordente e cominciò di per cui qualche classico litigio di coppia ed il litigio portò in dono risentimento ed il risentimento... ed il risentimento fece in modo fosse eretta una barriera fra i due e la barriera lentamente ed inesorabilmente condusse ad una separazione e la separazione al finale d'un amore e... ed il sole la mattina appresso fece capolino e la vita risorse nel regno.
E la conseguente decisione del principe fu drastica.
«Basta non si può correre il rischio ulteriormente.
Ho deciso.
Mi ritiro solitario nel profondo del bosco e lì rimarrò in eterno».
Il ragionamento in effetti si presentava chiaro.
Nessuna possibilità d'incontro uguale nessuna possibilità d'innamoramento.
E furono tempi atroci all'inizio.
E si pentì amaramente dei suoi scherzi di bimbo e la disperazione infinite volte conquistò il suo intimo.
Poi magicamente le cose cambiarono e cominciò a farci l'abitudine.
A guardarsi intorno interessato.
A gustare il susseguirsi d'eventi in realtà diversa da quella abituale.
E gli piaceva sinceramente.
Scoprì gli piaceva sinceramente la grazia delle margherite.
Scoprì gli piaceva sinceramente il portamento del cervo.
Scoprì gli piaceva sinceramente la postura della roccia.
Scoprì gli piaceva sinceramente il distendersi del bosco.
Scoprì gli piaceva sinceramente ammirare le nuvole.
Scoprì gli piaceva sinceramente aspettare l'alba.
E scoprì persino gli piacevano sinceramente le giornate di pioggia e quelle invernali e quelle nebbiose.
E dunque percepiva diversa armonia in lui e con lei un doveroso rispetto verso il creato e la sua solitudine divenne in effetti inesistente.
Che sarebbe stata tale unicamente senza gli elementi naturali e che nulla avrebbe potuto avere importanza privandosi di loro o sotto considerandoli.
Ed un'enorme enfasi perciò irruppe nel suo spirito.
Ora la sera aspettava le stelle con trepidazione manco... manco fossero l'amata leggermente in ritardo all'appuntamento.
Ora curava ed aiutava gli animali anziché cacciarli e mangiarli.
Ora adorava il firmamento e l'acqua e la castagna in luogo d'impalpabili dei.
Ora si preoccupava della salute dell'albero minacciato dall'edera ed ora si curava di salvare anche costei deviandola al posto di reciderla.
L'impossibile.
Era successo l'impossibile.
Le parole del vecchio eremita erano diventate di facilissima applicazione pratica.
Aveva scoperto verso chi l'uomo dovrebbe sentirsi, addirittura ed obbligatoriamente, costretto a rivolgere il suo vero amore, le sue attenzioni particolari ed il sentimento superiore e l'aveva fatto in una maniera che l'avrebbe portato pure a lottare, se necessario, contro la tantissima ignoranza e lo sperticato malcostume imperanti, dentro la mente umana, in proposito.
E nel frangente guarda caso non gl'importava nulla della maledizione.
La sua missione continuava indubbiamente ad essere amare ma... ma amare quella che, oltre qualsiasi persona, è incontestabilmente l'unica, assoluta, semplice ed innegabile verità.
E, forte della nuova dimensione, tornò nel regno.
Ed incontrò e s'innamorò e non successe nulla, a parte il normalissimo susseguirsi d'eventi atmosferici, e finalmente quindi, io direi, è stata scritta una fiaba che, ridisegnando e riportando nelle giuste misure i sacrosanti valori primi, merita sul serio il finale e vissero tutti, cioè non solo gli uomini, felici e contenti.
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