24 - Sarà sera sarà | dialetto | giuseppe pittà | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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24 - Sarà sera sarà

... sono solo missioni di perlustrazione soffi di conoscenza nelle strade delle grida e delle delusioni oggi volo basso e costruisco volti che non conosco ma potrei conoscere la fontana è piena zeppa di turisti in festa con le loro monetine da gettare di spalle alle acque in questo rito di magia che tra poco meno di due ore il mitico luciano provvederà alla ripulitira per il suo pasto serale volo basso per colpa del sonno che perdo che la notte mi è più congeniale del giorno perfino nella forma breve di un concerto d'archi nei luoghi della verità quando mi sono imbucato in accademia per l'ascolto degli studenti del quinto ma oggi ho ancora nelle orecchie il frastuono di caracalla nella mostritudine di noi vecchi caproni che abbiamo in mente solo quello così ti vengo a cercare in hotel in questa via nazionale che non ha nessuna certezza di voluttà confusa tra le automobili che sfrecciano e gli autobus per san pietro sempre troppo affollati e tu ci sarai janet o forse jenny come mi dicevi stanotte confusi nei sentieri di colle oppio a guardarci il colosseo mentre le parole si smarrivano negli idiomi non certo conosciuti ho parlato lo so perfino in dialetto perché un sannita non imparerà mai il romano figurati l'amerikano che è lingua d'odio e d'imperalismo ma siamo qui adesso a confine di un mondo solo nostro le tue labbra amerikane mi hanno baciato e sono fresche di dentifricio e forse di chevingum che voi sembra ne siate muniti fin dalla tenera età ma io credo sia un altro dei soliti luoghi comuni come le storie di questo piccolo pezzo di mondo che siamo noi oggi come ieri a sbatterci per un domani migliore che già odora di ieri di già visto di già perduto ...
 
... la voracità è in una libreria dalle parti dei banchi vecchi ci trovi perfino i dischi più rari che quel tizio che comanda fa venire dice lui direttamente dagli states e che strana storia la nostra ti disprezziamo e ti compriamo vogliamo cambiarti i connotati eppure ci cibiamo delle tue musiche delle voci rauche dei tuoi cantanti che vergogna mai totalmente coerenti fin troppo compressi in queste ideologie senza senso che mangiano allen e jack a colazione pranzo e cena e poi concludono la marcia tentando la bruciatura di una bandiera che pure il clay ci piace come tira i pugni e come saltella sulle gambe da funambolo e noi qui a rovellarci l'animo su una rivoluzione che non decolla e che ci muore tra le braccia ogni giorno un po' di più ogni minuto ogni istante ma niente mi piace di più che venirti a cercare negli angoli migliori o peggiori domani lavorerò al verano due marmi da ripulire due cieli da riverniciare ed ho l'esame a fine mese e non ho concluso un cazzo e sono pure a corto di soldi dovrò fumare nazionale per almeno una settimana oppure passare da alfio per vedere se gli serve un cameriere per questo fine settimana intanto il signor olimpia mi ha commissionato il libretto porno deve esser pronto per la fine di luglio due mesi mi dice stavolta ti chiami lorna lorna brown una roba così mettici dentro un po' di lesbiche che stanno andando come il pane e so che lo scriverò in meno tempo richiesto che mi servono i soldi e pure tanti che ho in mente un viaggio a zurigo per un concerto di bob e forse a berlino per una ragazzotta che mi ha promesso un teatro per certi testi assurdi scritti nelle notti d'inverno boh chissà ...
 
... sanguino di delusioni tra le mille derisioni di un mondo che non ti concede tregue ho sete di ricchezza per farci tutte le cose che desidero avere a cominciare da una fila di libri nuovi freschi e profumati una fila lunga chilometri che si mostra come un lungo serpente seguendo percorsi pieni di bellezza toccando ogni stanza passando sotto i letti dietro gli armadi giocando di lampade e lampadine ed ho sete di fiumi quelli di spuma limpida e crudele che veloci come fulmini si buttano nella valle cercando la salvezza della calma della serenità così fuggo nel tempo che non trova riscatto nella voracità del giorno nel drammja misterioso della notte tra uomini e fantasmi tra parole e paure in questo cielo di cartone dipinto battendo i piedi sul palcoscenico delle ore concrete recitando sempre e volentieri tutte le parti che sono state scritte per noi e mi distraggo volendo cancellare la vena filosofica che si sta impossessando di me come una virulenza un malessere che non conforta ma spezza in due ogni palpito di vita così in un attimo di ripresa mi sento trasportato verso il trenino che mi consegna alla periferia dove guarderò d'ostia o di mare arrivare l'alba giocando come un buon qualsiasi moretti all'errore del suo e mio mondo quando senza più occhi per guardare il sole arriverà improvviso rischiarandoci le spalle lasciandoci una sola luna a testimoniare la vittoria di tutta la nostra sconveniente povertà ...
 
 

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