Scritto da © Hiyya - Dom, 17/06/2012 - 21:17
E' tardi e non voglio farti troppo affaticare. Accendi una lampada e andiamo ai piedi della montagna. Non si vede distintamente e non potresti vedere, altrimenti, nel profondo delle tue tenebre, l'eterno azzurro che vive in questo buio, e la calma irresistibile dell'infinito, anche se il suo rumore riempie tutto. Sali con me sulle rocce, busseremo alla porta della capanna del saggio. Quando parlò con me, in un tempo lontano, mi insegnò la forza della serenità, solo dicendomi che quando piangevo e mi lamentavo ero come il vecchio che passa il suo tempo a battere il gong e rendevo la mia vita fredda e vuota. E questo è quello che tu fai, ora. Tu ami, in verità, ma non sai cosa sia l'amore. Io ho amato prima che tu respirassi in questo mondo. Era il mondo intero, per me. E il mondo era una cosa morta che giaceva ai suoi piedi I fuochi dell'inferno farebbero soffrire meno crudelmente di quanto allora io abbia sofferto. Pensavo non mi restasse altro da fare che morire, e volevo solo sfuggire alla sofferenza e alla morte apparente. La mia anima era andata via con lui e quando ero ancora molto giovane vivevo nell'ombra e nel ritmo insoddisfatto. Desideravo solo annientarmi nella sua bellezza e pensavo che la mia felicità fosse per sempre perduta. Tutta la terra piangeva e pareva pervasa da un lutto immenso. La mia anima aveva sempre nostalgia della sera, perché era allora che io vivevo. Mi ritiravo nel silenzio, la finzione di serenità non era più necessaria. Sfinita dalle lacrime e dal terrore, mi credevo dannata e ogni ricordo era sacro. Ma la mia forza nacque dalle mie stesse lacrime e uscii dal mondo per non morire. Ritorno solo per te, perché tu non perda, come me, il sapore della tua serenità. Non lasciare che qualcuno scruti la tua anima, sino a quando non sarai guarita da questo amore che ti strappa via la voglia di camminare piano. Non lasciare che sguardi insolenti ti vedano incapace di sollevarti e insegna di nuovo al tuo cuore tutto quello che non ha limite, né forma. Ecco, siamo arrivate. La capanna del saggio è lì, dietro quella roccia. Bussa alla sua porta, ascoltalo. Non farti confondere dal suo aspetto e non meravigliarti del fatto che nasconde la sua luce sotto vecchi abiti ridicoli. Non farti spaventare dalla sua durezza. Cercherà di mandarti via, di deriderti col sarcasmo e di ferire quello che ancora rimane della tua unicità. Non cedere, non aver paura di lui, se vuoi tornare bambina. Se vedrà la tua anima provare a sorridere ti accoglierà sul suo cuore e ti porterà via tutto il tuo dolore. Con lui capirai quanto tu possa essere amata e non importerà più che chi hai scelto non ti ami. Ti insegnerà come si riparano le ferite del gesto d'affetto negato e diventerai capace di curarti e di curare. Ti insegnerà ad amarti per poter davvero amare. Ti manderà a prendere l'acqua alla fonte perché tu possa lavare i tuoi occhi, ogni mattino. Governerai con lui i suoi maiali, per imparare quanto sia sgradevole l'odore del dolore. Coltiverete insieme il suo orto per capire che piegare la schiena per avere il tavolo imbandito non ti spezzerà le reni. Filerai la sua lana per allenare le dita ad assottigliare il tempo che occorre per scaldare il cuore. Bucherai uno per uno i semi per costruire la sua corona per la preghiera, siederai con lui davanti al tramonto e lo troverai al mattino davanti all'alba, in adorazione della bellezza. Quando ti rimanderà nel mondo ti inchinerai davanti a lui e gli bacerai la mano e tenterai di non lasciarlo, ma sarà inflessibile. Non dolertene, la sua serenità è troppo grande, per noi. Ti volterà le spalle e sprangherà la porta della sua capanna Quando questo avverrà sarai capace di prendere per mano chi non sa più camminare, così come io ora faccio con te.? La abbracciai con affetto, aspettai di vederla sparire dentro la capanna e tornai indietro.
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