Scritto da © rossovenexiano - Mar, 16/01/2018 - 11:09
Oggi vince la gola, ho dei semi di girasole, li adoro…
Ma oggi è diverso, e così dopo la prima manciata come un ingordo roditore, ho chiuso gli occhi, respirato profondamente e ascoltato il mio piccolo io…
Sono apparsi così i ricordi, di quelle stati roventi nel giardino dei nonni. Giardino? Giardino, un pensa al prato, ai fiori, ma io sono tra la terra secca, nascosta sotto un muretto. Adoravo quel posto, era vicino a casa ma allo stesso tempo lontano, si lontano, perché mi permetteva di non essere vista, in mezzo al campo dei girasoli.
Ricordo bene un giorno in particolare, indossavo un bellissimo vestito bianco, di quelli con la gonna corta ma molto vaporosa, era il mio preferito con delle roselline rosa ricamate sul corpino. Dei sandali blu, quelli classici di quei tempi, si, proprio quelli con i due buchi davanti. Faceva molto caldo, troppo caldo, e la cisterna dell’acqua tardava ad arrivare, e così ho cominciato a gironzolare per casa. Non vedevo l’ora che arrivasse la cisterna, dovevamo andare in paese, ma l’attesa mi rese impaziente e comincia a correre per casa, ma le urla dei nonni, preoccupati di dove potessi andare a sbattere, mi spinsero verso il giardino passando dalla cucina.
Davanti a me un grandissimo albero di fichi, con il tronco che era formato da due grossi rami che erano come due mani con le dita intrecciate tra loro. Adoravo quell'albero, c’erano dei fichi grandissimi, buonissimi, ma ora il sapore dei semi di girasole, mi spingono oltre, lungo il sentiero, un muretto rialzato rispetti ai campi coltivati. Giocavo alla piccola Dorotea mentre saltellavo lungo il sentiero, alla mia destra piante di carciofi, che non mi piacevano affatto, non li mangiavo, ed in più erano irti di spine, mentre alla mia sinistra vedevo una distesa di teste di girasole, chine verso il basso, anch'essi stremati dal caldo.
Io adoro i girasoli, e soprattutto adoro i suoi semi, così scesi gli scalini che portavano al campo, sparendo sotto la corte gialla del campo, andai verso il centro, dove di sicuro non mi avrebbe vista nessuno, il nonno non voleva che mangiassi i semi, quindi motivo in più per farlo no?
Presi una testa di girasole e cercai di tirarla verso di me, ma non ce la feci, era troppo grande, così provai con un’altra, ma niente, ed un’altra, fino a quando vinsi io e la testa del girasole si chinò verso di me.
Questo non mi bastava, volevo essere comoda, allora tirai ancora ed ancora, fino a quando il girasole si chinò completamente verso di me, che ero ormai seduta per terra.
Inizia così a prendere un seme alla volta, sbucciarlo e mangiarlo. Intorno a me il silenzio, ero avvolta dal profumo e dal sapore dei mie conquistati semi di girasole, sotto il sole rovente di un’estate in Sardegna…
Inizia così a prendere un seme alla volta, sbucciarlo e mangiarlo. Intorno a me il silenzio, ero avvolta dal profumo e dal sapore dei mie conquistati semi di girasole, sotto il sole rovente di un’estate in Sardegna…
Questo ricordo mi ha fatto rallentare la voracità con cui li stavo mangiando, come quando ero bambina e mi nascondevo nel campo dei girasoli…ecco adesso posso riporli.
Nella realtà degli eventi, di quell'estate tutto viene spezzato dal richiamo della mamma, che secondo me aveva capito dov'ero…l’importante era non dirlo al nonno...
Peccato per il vestito buono, che purtroppo si era sporcato, ma mamma non si arrabbiava, e così siamo rientrate in casa, mi sono cambiata e siamo andati alla festa in paese.
Un altro tassello è ora al suo posto…
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