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A pagina ventidue

Sabato pomeriggio, ore 17 circa.
 
- Hanno preso un libro!
L'esclamazione della donna, trascinata dal flusso delle persone che percorrono i portici di piazza Castello, è forte. Mi volto. Ma lei è già saltata a pagina 17.
Una vetrina luminosa attira la mia attenzione, guardo all’interno, è una libreria. Entro.
Giro tra gli scaffali curiosando, poi la vedo. Scivola via tra i vari avventori, tra le mani tiene un libro grosso, ingombrante. La rincorro. Mi vede, sorride, mi indica con un dito qualcosa alle mie spalle, mi volto, poi mi rigiro, troppo tardi, lei sta uscendo.
E no, cara, non mi sfuggi.
La seguo sotto i portici ma il flusso delle persone rallenta la mia corsa. Lei mi vede, solleva il libro e dice: “giochiamo?”. D'accordo, giochiamo. Taglio per una via laterale e mi metto a correre. Due vie più avanti mi infilo di nuovo sotto i portici e la aspetto.
Passa un centurione romano, seguito da Peter Pan con a braccetto la Pantera Rosa.
Di sicuro c'è una festa in costume da qualche parte. Scruto tra la folla, poi sento un richiamo:
- Hanno preso un libro!
Lei è là, sotto i portici, sull'altro lato della strada. Mi fa un cenno con la mano. Scavalco una cassetta di giornali e attraverso la strada di corsa. Un suonare di clacson accompagna il mio  incosciente gesto. Si , lo so che non è letteratura, ma lei è già saltata a pagina 22.
E' frustrante rincorrere il proprio personaggio. 
Capitolo, lascio perdere. Entro da Fiorio e ordino un tè. Mi affosso in una poltrona, mentre la musica di "clair de lune" accompagna i miei gesti. Sono seduto in compagnia della mia solitudine. Sì, dialoghiamo a nostro agio.

Lunedì pomeriggio ore 14,30 circa.

- Pronto?
- Hanno preso un libro! - una voce femminile squilla al telefono.
- Chi parla?
- ...
- Se è uno scherzo è di pessimo gusto! -
Il tono del segnale di libero è la risposta ai miei dubbi.

Martedì pomeriggio ore 14 circa.

Tra la pagina di guardia del libro che ho acquistato su una bancarella, un tratto nero segna una dedica. “A Barbara , nel giorno del suo compleanno, con amicizia Walter.”
Penso a questa Barbara che si è disfatta del ricordo di una giornata così importante, ma nuovamente il pensiero è inquieto. Chi sarà quella folle sconosciuta, rossa di capelli, che si aggira tra la gente urlando “Hanno preso un libro! “, e se non è matta che cosa vorrà dire?
Sfoglio le pagine (si lo so, ora il lettore muore dalla curiosità per sapere il titolo del libro che sto leggendo) e trovo, sul margine di una pagina, un numero di cellulare.
Sono tentato di telefonare...
Ma si, ci provo.
- Pronto, chi parla?
- Barbara?
- Sì, sono io... ma chi parla?
- No, nulla d'importante, ma forse lei ha smarrito un libro.
- Se è uno scherzo è di pessimo gusto! 
- No, guardi ho qui un libro con una dedica a suo nome e il suo numero di cellulare.
- Che libro???
- “L'enigma del digiunatore di Pinerolo.”
- Sei un amico di Walter?
- No, signorina, mi creda, io...
- Digli a quello stronzo che non si faccia più vivo. E nemmeno tramite i suoi amici. E' chiaro?
- Ma si tratta di un equivoco, mi lasci spiegare, signorina...
- Fottiti!
Il tono del segnale di libero invade il mio orecchio.
Ora, non vorrei che vi sia in qualche luogo un Walter che sta piangendo, perché è solamente un racconto, nulla di che, si può saltare subito alla fine. All'ultima pagina. Quella bianca, simile a quella che si ripropone all'inizio di ogni racconto.
A volte succede che si trovino delle dediche sui libri... mi diceva un libraio che mediamente ne trovava un paio ad ogni fine settimana. Sono più reperibili degli idraulici. E non si sa mai come siano finite lì.

“Giochiamo?” 
“Di nuovo?”
Forse, come nel gioco dei contrari, il lettore d’incanto si trasforma a sua volta in scrittore? Oppure si gioca allo scambio delle figurine.
“celo”... “celo”... “doppia”... “celo”... “manca”....

Ma  noi lettori vogliamo sapere della rossa di capelli, e che fine ha fatto. Potrei persino scriverle una lettera. 
Gentile sconosciuta, spero che questa mia lettera giunga a Lei trovandola in buona salute, così come mi trovo io... No. Decisamente la forma non va. Sembra una lettera recuperata tra le carte dei miei genitori. Vediamo un po’... Spettabile Signora, No. Il tono è troppo impersonale.    ... Ecco, forse ci siamo.
Cara Sconosciuta, faccio un salto a pagina 22 e recupero la storia.
E' un tentativo scorretto quello di andare a leggere l'ultima pagina. E' un pò come barare con se stessi e con l'autore, ma se vogliamo provarci...

Mercoledì pomeriggio ore 15,45 circa.

Eccomi in strada. Lei cammina tra la folla, vedo i suoi capelli stagliarsi nitidi nella luce della sera.
E' l'ora dell'aperitivo. I portici sono intasati dalla gente. Accorcio la distanza, ora le sono quasi alle spalle. Per una di quelle strane combinazioni di energie sottili, di un fluido sconosciuto, dell'inconscio collettivo, di... insomma, qualsiasi cosa, lei si volta.
Mi sembra di essere entrato in una storia di Calvino, anche se io non sono un viaggiatore.
Ma lei, sfogliando circa tre secoli e mezzo, pensa più ad una dinamica di stile di uno Sterne : - Allora, signore, devo avere saltato una pagina. / No, signora, non avete saltato nulla. / Ero addormentata, allora. / Offenderei il mio orgoglio di scrittore se vi concedessi un simile rifugio./ (Laurence Sterne, Tristram Shandy: volume primo, capitolo ventesimo )

… Insomma, lei si volta.
- Allora, mi cara “Hanno preso un libro”, ti ho beccata, finalmente.
- Ma sei proprio convinto di  essere tu che mi hai beccato?
- Mah...
- Sicuro, sicuro?
- Che cosa vai cercando?
- Il libro che mi hai preso.
- Io?
- Chi altro? c'è pure la dedica.
- Barbara???
- Vai al diavolo, Walter!

 

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