Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Mer, 22/03/2017 - 00:33
C’è un sottile ed evanescente senso di estraneità dettata dal giorno. Scavalco il pensiero mediante le quotidiane azioni, lo zittisco. Ma… ma lui insiste, non demorde, si ingrossa come un fiume.
Vago tra le ombre del passato e del presente. Oracolo dei miei giorni sono approdato su un lembo avvolto dalle tenebre. Non contano i mesi, gli anni. La vita è una parabola aspra. Occorre affiorare dal lento beccheggio dei giorni. Solo l’eterno illumina le mie tenebre.
E’ la bellezza che riscatta l’oscurità.
La bellezza che illumina l’anima. È la natura che stordisce con la sua essenza. Affiorano panorami mossi dalle stagioni. L’incanto di candide cime immortali. Il richiamo di un’aquila in volo. Lo scorrere di un ruscello che si fa fiume.
È il respiro dell’arte che riscatta la vita. La figura, il gesto del colore di un dipinto. Sono quei versi spremuti dalla Storia che entrano diritti al tuo cuore. Quante storie tra quelle pagine, pensieri disposti in bella copia. La vita è tutta lì, tra amori e affanni, e il rinnovare generazioni nel crescere quotidiano.
C’è eternità tra le pagine del mondo. Sospiri che evaporano nelle pieghe dei secoli. La grande luce si apre nell’incanto di una cattedrale, un ponte, un sasso. Lo sguardo posato su un affresco o una statua creata da un progenitore lungo lo scivolare delle ore. Un canto gregoriano che si leva all’alba. Lo sguardo interrogativo di un cervo. Il bosco che sussurra alchimie di un tempo passato.
E il tuo sorriso che si fa giorno.
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