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L'evento

A prima vista sembra un tavolo da giardino, uno di quelli che vedi all'interno di un parco, con quei due anelli che danzano l'hula hoop attorno al tronco di un grande albero. Il Cedro del Libano è abbracciato da un'opera d'arte. Un'opera d'arte vivente.

I bambini della vicina scuola, durante la ricreazione, chiassosi, invadono il giardino, e seduti su quegli anelli consumano la colazione. Puoi anche aprire un libro e tuffarti in un mondo parallelo, oppure appoggiare i gomiti e con il viso tra le mani sognare.

Sei capitato nel paese di ARTILANDIA.

Sì, perché questa opera d'arte, questa scultura -open space- che fa ombra al prato, non è che la premessa, o se vogliamo, il preludio ad un'opera successiva.

Una porta a vetri antipanico da l'accesso alla piccola chiesetta, l'antica cappella, reperto sopravvissuto ai secoli, ora restaurata e destinata ad esposizioni o eventi artistici, questo è il luogo che ti attende. Ti viene dato un mazzo di chiavi e, trovata quella giusta, ti appresti ad aprire ed entrare in questo spazio raccolto.

E l'installazione, l'evento artistico, prende così il via.

 

Tu non lo sai che all'interno del nottolino della serratura è stato introdotto un piccolo parallelepipedo di metallo che impedisce l'inserimento completo della chiave. E non sai che quella telecamera, che apparentemente sembra quella di sorveglianza, si attiva e ti sta riprendendo.

Sei il protagonista che entra, suo malgrado, nell'opera d'arte.

Inizi a introdurre la chiave.

Non entra. Un'espressione di stupore si dipinge sul tuo viso.

La estrai e la osservi. Eppure è quella giusta!

Provi le altre, ti fermi, a dir il vero un pò inquieto. Eppure...

Occorre metodo, pensi caparbio, mentre due rughe parallele ti solcano la fronte.

Ad una ad una le chiavi vengono introdotte dentro quel nottolino che si sta rivelando una vera seccatura.

Desisti? Giammai.

Strattoni, sbuffi.

Calma. Ci vuole calma...

Ti siedi e pensi per un attimo a quegli anelli sotto il cedro, che ora ti sembrano due enormi funghi che crescono sui tronchi.

Tu non lo sai ma la sequenza dei tuoi gesti, rallentata o accelerata (controllata da un computer) viene proiettata all'interno della Cappella, su un grande schermo, dove vi sono, già presenti, i visitatori che sono entrati da un'altra porta.

Le tue espressioni, la tua gestualità è catturata e consacrata ad opera d'arte.

E così, una successione di sensazioni-emozioni, dallo stupore, dalla perplessità, alla stizza, all'incredulità (eppure è la chiave giusta!) sino al senso di collera e di sconfitta che ti assalgono vengono proiettate con dovizia di particolari.

Il grande schermo riprende l'espressione del tuo viso, i tuoi gesti, accelerati o rallentati, sono l'evento artistico. Il pubblico osserva, ilare o curioso, i tuoi movimenti, la tua inconsapevole performance.

Ma ora uno schermo che si trova sopra la porta antipanico si accende.

Vedi un gruppo di persone che ridono,commentano, alcune hanno l'aria di annoiarsi, non capisci cosa sta succedendo. Poi distingui sullo schermo la sequenza della tue dita che insistono sulla chiave, tentano di forzare la serratura per aprire.

Confuso, riconosci la tua mano, vedi la chiave semi inserita, poi tocca al tuo viso. Ti senti strano, non hai mai avuto modo di osservarti. Ti sei mai guardato da fuori. Fai fatica a riconoscere te stesso in quell'individuo.

Ma sono io? Esclami tra lo stupito e il meravigliato. E poi, io sono cosi?

Perplesso, cerchi di capire che cosa sta succedendo.

Ma l'arte, nel circuito contemporaneo ti è a dir poco ostica. Variano tutti i tuoi riferimenti, non sai se una banana esposta è un frutto o un'opera d'arte. Oggi, ogni evento si srotola attraverso accadimenti che si consumano, istante dopo istante, lungo la direttrice del tempo. E con una vena di nostalgia pensi alle installazioni di Christo, l'artista bulgaro, che impacchettando i monumenti, in qualche modo (con quei pacchi ti sembra di vivere in un eterno trasloco) crea un fermo immagine della sua opera, arrestando così lo scorrere del tempo.

Seduto su quell'anello, devi avere proprio l'aria afflitta, sconsolata. Un bambino si avvicina a te. Ti guarda perplesso, poi dallo zainetto estrae una merendina e, con un sorriso, te la offre.

 
 

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