L'Abbazia | Prosa e racconti | Rinaldo Ambrosia | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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L'Abbazia

Fuggivi lungo quella siepe. Correvi, con il respiro che si condensava in vapore acqueo. La luna illuminava i campi, vedevi i riflessi dei suoi raggi sui solchi bianchi di brina. Ti eri voltato a guardare l'Abbazia che troneggiava alle tue spalle. Sembrava immobile sotto la luna piena. Un edificio mansueto ormai privo dei suoi secoli. Eri entrato lì nel pomeriggio, tra le sue colonne e i suoi archi che ti sembravano le costole di un cetaceo, e sulle impalcature ti eri soffermato a controllare scrupolosamente l'esecuzione dei lavori di restauro. La squadra dei restauratori aveva terminato la giornata e stava rientrando, chi a casa, chi verso l'aperitivo serale.
Francesca, quella ragazza con la quale volevi intraprendere una storia, ti aveva chiesto se avevi ancora bisogno di lei, ma tu l'avevi allontanata con la promessa di un pranzo fissato per il giorno dopo. Avevi delle aspettative su di lei.
Ora eri solo. Fuori, nell'atrio dell'ingresso, se n'era anche andato il custode, quello un po' tocco, che vedeva, fantasmi e lupi mannari. E sul monte Musinè sosteneva che ci fosse una base segreta degli UFO.
Ma tu, di segreti, ne avevi scoperto un altro. A fianco della statua lignea di sant'Antonio, tra il drappo affrescato con le fiamme del fuoco di sant'Antonio e il maialino ai suoi piedi, vicino a una colonna, una piccola fessura, quasi invisibile segnava il perimetro di un vano, di un passaggio. Battevi con il manico del martello in cerca dell'apertura.
Chissà quali segreti poteva celare... e intanto scorreva il tempo e tu non te ne accorgevi affatto.
Poi, improvvisamente, la parete aveva ceduto rotolando su invisibili cerniere e tu accesa la lampada eri entrato in quel condotto.
Odore di muffa e ragnatele, polvere e insetti, e un corridoio che scendeva sempre più verso il basso, al fondo del quale si vedeva una luce e il pallido riflesso di ombre che danzavano sulla parete. Il suono di una litania rimbalzava sulle pietre umide del pavimento.
Con un groppo in gola eri avanzato cautamente mentre brividi percorrevano la tua schiena. Il corridoio terminava con due colonne e tu ti eri fermato nell'ombra di una di queste. Guardavi impaurito e affascinato le figure che indossavano tuniche nere e con i volti celati da un cappuccio. Ti sembravano dei monaci, riconoscevi alcune parole in latino di quella nenia, quella cantilena che sgranavano, recitando.
Un fuoco ardeva al centro di quella piccola grotta sotterranea. All'improvviso, una figura si era mossa nella tua direzione. Ti sentivi gelare il sangue nelle vene. Stavi indietreggiando lentamente con l'intento di raggiungere l'uscita, quando, sollevando il cappuccio, lo sguardo di Francesca ti aveva fissato con un'intensità tragica.
Poi, sorridendo, aveva dischiuso le labbra e un guizzo di luce si era riflesso sui suoi canini acuminati, dove una goccia di sangue scivolava verso terra. Eri fuggito ripercorrendo il corridoio, con l'ansia che ti faceva accelerare i battiti del cuore. Uscito dal corridoio avevi attraversato l'Abbazia. Nel silenzio della notte i tuoi passi rimbombavano sulle lastre di pietra. Avevi guadagnato il portone e ti eri lanciato lungo il viale e di lì attraverso i campi, in quella lunga notte di luna piena.
 

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