Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Ven, 07/11/2014 - 11:59
Erano arrivati alle tre di notte, l'avevano prelevato e spinto a forza sull'auto e ora era seduto davanti a quei tre uomini in quella grande scrivania, avvolto dal fumo delle loro sigarette. Infreddolito, sgomento e con una rabbia che gli saliva in corpo, stava cercando di capire che cosa stesse succedendo. Alle sue spalle due individui avvolti in giubbotti di pelle nera, con un vistoso rigonfiamento sotto le ascelle, lo tenevano d'occhio. I due custodi sembravano ex agenti della Stasi.
Le pareti della stanza erano completamente ricoperte da scaffalature colme di dossier. Sembrava di essere all'interno di un archivio, un archivio d'ospedale.
Un degli uomini stava sfogliando distrattamente il dossier aperto sulla scrivania. Aveva, con gesti lenti e misurati, appoggiato il sigaro nel portacenere di cristallo e ora rivolgeva, attraverso i suoi occhiali scuri, lo sguardo all'uomo.
- Dunque lei scrive? E' uno scrittore? - l'uomo, ceduta la rabbia iniziale stava lentamente scivolando in uno stato di prostrazione.
- Scrivo su un sito Web... ma non ho mai pubblicato nulla. Ma perchè questa domanda?
- Qui le domande le facciamo noi, lei si limiti a rispondere. - era intervenuto a dire l'uomo che indossava una divisa militare.
- Si può sapere dove sono e che cosa sta succedendo?
- Ogni cosa a suo tempo. - e la risposta sembrava uno sparo.
- Dunque, lei scrive e scrivendo sobilla l'istituzione, la destabilizza.
- Chi, io? ma si figuri che cosa può destabilizzare una poesia dal titolo “L'elogio della brugola” o un brano dal titolo “La dipendenza della camomilla”. E poi, scrittore mi sembra una parola grossa, scrivano forse... magari copista.
- Già, dite tutti così, voi sovversivi! “ - la voce gli era giunta imperativa, accompagnata da un fascio di luce abbagliante che gli feriva gli occhi e cancellava i tratti dei tre uomini.
- Ma... vi sbagliate, avete scambiato persona...
- Noi non sbagliamo mai! E anche se fosse è la nostra Verità quella vera!
- Ma...
- Non si commettono questi errori nel nostro sistema Democratico. Scrivere poesie... pensieri sovversivi, figuriamoci, al posto di produrre per la Nazione. La poesia è morta.
L'uomo pensò: “ ma questo è un incubo... sto sognando, non è possibile, mi sembra di essere al centro del Processo di Kafka, o essere caduto in una pagina di 1984 di Orwell...”
Il terzo uomo, che finora aveva taciuto, con un movimento della mano zittì gli altri due, spense il fascio di luce e iniziò lentamente a parlare.
- Tutti possono sbagliare, ma l'importante è accorgersi dei propri errori... la Democrazia non può essere minata... lo Stato non deve traballare... Ora, cittadino, noi ti offriamo la possibilità di correggere il tuo errore. Lo vedi questo muro? - e da una busta gialla estrasse una fotografia che posò davanti all'imputato – qui, c'è un campo dove farai un corso di rieducazione sociale, per raddrizzare i tuoi errori e poi potrai scrivere nel giornale dello stato: “La Verità”, affinché le tue parole siano stimolo per il popolo e la Nazione.
- Portatelo via!
I due angeli custodi sollevarono l'uomo di peso e lo accompagnarono verso una porta al fondo della stanza. L'uomo alzò la testa, e nella nicchia sopra la porta vide una statua di una donna bendata che reggeva i piatti di una bilancia in perfetto equilibrio. Sotto la statua, una scritta in caratteri romani recitava il seguente motto: “LA PAROLA È UGUALE PER TUTTI”.
L'uomo sorrise, e un pensiero si fece largo nella sua mente. “Non riusciranno mai a leggermi nel pensiero, e finché penso sarò libero”.
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