Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Mar, 26/09/2017 - 10:50
La poesia è tenue bambagia che accoglie il soffio dei sospiri. Un fragile giunco che ondeggia al vento. “L'animo di un poeta è un solitario grido di verità” che vagheggia nel buio. É la nebbia del pensiero che gli sussurra panorami remoti, istanze a venire. Un attimo prima il bianco del verso è lì muto in attesa della pagina. Un attimo dopo è deposto dall'inchiostro dell'anima.
È una alchimia strana la ruggine del poeta. Si forma foriera di passi oscuri nel labirinto dei pensieri. Risplende al giorno mentre la parola è remota.
C'è tutta la sensazione dell'incompiuto, della inadeguatezza del lemma, del verso fiacco tra quelle righe sparse deposte sulla pagina. Il grido di verità del poeta è nel fermare il tempo. Fissarlo per sempre rendendolo immutabile. È un sollevare alta l'emozione, liberarla nel volo del pensiero accompagnata dalla leggerezza dell'anima.
Non ha peso il poeta nell'istante che si fa ponte, si fa strumento, si fa tramite tra un luogo sconosciuto delle sue profondità e la pagina. Da dove sgorga il verso il poeta (lo scrivente) non lo sa e non lo saprà mai, ma sa che quel linguaggio, quelle parole, sollecitano le emozioni, le rendono vive. Un solitario urlo di verità nel giogo della vita.
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