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La corsa

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Lo sai, era una corsa di quelle epiche. La ricordo ancora distanza di mezzo secolo. Eravamo alle medie, e a fine anno si disputava la tradizionale corsa tra le varie sezioni. L'istituto privato (retto da sacerdoti) aveva un cortile porticato e poi un campo da pallone, ricavato da un grande prato, a fianco del capanno del giardiniere, dove lui teneva la serra con i fiori. A lato del lungo viale d'accesso, costeggiato da piante di ippocastani, si apriva quello che noi ragazzi chiamavamo, per via di un alto canneto e di un piccolo bosco selvaggio, - con una esagerata enfasi “la giungla”. I migliori atleti di ogni classe indossavano una pettorina con il relativo numero della sezione. Al via lanciato dal suono del fischietto del Rettore (lo ricordo sempre con il mezzo toscano tra le labbra e un basco nero in testa anche in pieno luglio) correvano lungo una pista segnalata da bandierine. Era una vera corsa campestre. La pista dopo aver attraversato l'atrio dell'ingresso, serpeggiava sul campo sportivo, attraversava il viale degli ippocastani e si inoltrava nella famosa “giungla”, tra il coro dei volatili che lì dimoravano e le nostre urla di incitamento. I concorrenti partivano rapidi come un soffio, e correvano veloci nel primo tratto, le cose poi peggioravano nel momento che si inoltravano nel canneto. I compagni di classe delle varie sezioni, tendevano degli agguati ai corridori. Spostavano le bandierine del percorso creando giri tortuosi, sbucavano improvvisi da dietro i cespugli e urticavano con mazzi di ortiche le gambe degli atleti. La corsa si trasformava poi in una vera zuffa, tra spintoni e placcaggi. I più fortunati (quelli più esuberanti nel fisico) riuscivano a superare la giungla e arrivavano al traguardo strattonandosi le magliette e spintonandosi. Il vincitore (era sempre il più alto di statura e quello che driblava meglio a calcio), di solito imbrattato di fango e con la pettorina strappata e penzolante si presentava al traguardo, dove su una pedana, il Rettore e i professori formavano la indiscussa giuria. Seguiva la premiazione.
Il vincitore riceveva una coppa con segnato l'anno scolastico (e in aggiunta sul momento, il numero della sezione della classe). La coppa veniva poi esposta dentro una bacheca in presidenza.
Insomma, si è capito, la parte più divertente non era la corsa in sé, ma la zuffa che ne nasceva.
Lo so, non eravamo sportivi, ma erano gli anni in cui ci divertivamo molto.
 

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