In ricordo di Te
che mi senti parlar
lascio un fiore,
e il dipinto
che ti vide sul mar.
Per la chioma che splende
dal Ciel,
voglio ancora cullarti
e sognar.
C'era sempre la mamma
che cuciva per Te.
Lasciò ancora una
gemma nel riquadro
tra i fior.
Sulle pagine ingiallite,
nel segreto di un sofà
quattro rose, cinque gemme,
quattro tegole.
Un fienil...
Ero solo una bambina,
che vagava col pensier...
Nel meriggio, tra le canne,
vidi un sogno, insieme a Te
ma rividi l'orto stanco...
Poi, l'affranto genitore
Feci il salto di un secondo,
quasi in volo per l'età,
ma la negra terra e l'orma
riacuivano il dolor.
Sulle pagine sbiadite
al mistero dell'età..
Quanti nidi, quante foglie...
una casa,
il Professor...
Ma la stanza al ciel d'ottobre
mi intravvide e mi parlò.
Scrivi ancora una legenda
per bimbo che morì.
C'era sempre un filo d'ambra,
ma il bucato disparì.
C'era ancora la bordura...
Ma la tomba non c'è più.
Se mi incontri
nel ritorno...
Non lasciarmi... perché...
Ti rividi a vent'anni
col sorriso di allor.
Ti risento nel canto.
Sono sempre con Te.
*nota*
Nel 1812 una legge esacranda, vietava la sepoltura ai bambini figli di coppie che non avessero regolarizzato la propria posizione, nel rispetto dei parametri burocratici.
Questa è una mesta sinfonia. Si legge cantando mestamente.
- Blog di Giuseppina Iannello
- 958 letture