Scritto da © Raggiodiluna - Gio, 20/04/2017 - 09:25
I greci credevano che le figure che popolavano i nostri sogni fossero personaggi che, abbandonato il corpo del dormiente, uscivano nel mondo e vivevano le loro avventure, facendovi ritorno prima del suo risveglio.
Nello strato più profondo del nostro cuore non esiste un singolo ''io'' ma una galleria di ''io'' singoli, differenti che a volte entrano in contraddizione e in conflitto tra loro.
Queste contraddizioni se le incontriamo a un livello superficiale
potrebbero perseguitarci per tutti i giorni della nostra vita, rimanendo divisi e intrappolati in una zona di guerra permanente. Se riusciamo a scendere più sotto, dove le forze non sono nemiche, possiamo vederle come differenti lati di un'unica appartenenza.
La folla che abbiamo dentro non ha una forma concreta però si manifesta attraverso la ricchezza dell'immaginazione.
Quando scopriamo la nostra complessità, ci spaventiamo e picconiamo il nostro ricchissimo paesaggio interiore fino ad appiattirlo, cessando cosi di essere presenze vive persino per noi stessi.
Nella nostra mente vi sono degli specchi che colgono ogni riflesso del nostro esistere e cosi ci popoliamo di sensazioni,
di emozioni sempre nuove e ne gustiamo l'appartenenza.
Nessuno può avere accesso al mondo che portiamo in noi, siamo contemporaneamente soglia e custode.
Nessuno può vedere il mondo come lo vediamo noi, nè sentire la vita come la sentiamo noi.
Come vedete, c'è tanta folla dentro che vorrebbe uscire e tanta folla fuori che vorrebbe scavalcare la nostra soglia interiore.
Nello strato più profondo del nostro cuore non esiste un singolo ''io'' ma una galleria di ''io'' singoli, differenti che a volte entrano in contraddizione e in conflitto tra loro.
Queste contraddizioni se le incontriamo a un livello superficiale
potrebbero perseguitarci per tutti i giorni della nostra vita, rimanendo divisi e intrappolati in una zona di guerra permanente. Se riusciamo a scendere più sotto, dove le forze non sono nemiche, possiamo vederle come differenti lati di un'unica appartenenza.
La folla che abbiamo dentro non ha una forma concreta però si manifesta attraverso la ricchezza dell'immaginazione.
Quando scopriamo la nostra complessità, ci spaventiamo e picconiamo il nostro ricchissimo paesaggio interiore fino ad appiattirlo, cessando cosi di essere presenze vive persino per noi stessi.
Nella nostra mente vi sono degli specchi che colgono ogni riflesso del nostro esistere e cosi ci popoliamo di sensazioni,
di emozioni sempre nuove e ne gustiamo l'appartenenza.
Nessuno può avere accesso al mondo che portiamo in noi, siamo contemporaneamente soglia e custode.
Nessuno può vedere il mondo come lo vediamo noi, nè sentire la vita come la sentiamo noi.
Come vedete, c'è tanta folla dentro che vorrebbe uscire e tanta folla fuori che vorrebbe scavalcare la nostra soglia interiore.
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Siedo attenta
dietro
la finestra dell'anima.
Una folla immensa
scaglia frecce
continuamente....
cercando di colpire
l'unico bersaglio.
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