Scritto da © Antonella Iuril... - Mar, 17/01/2012 - 10:45
“Succedono cose davvero terribili. L’esistenza e la vita spezzano continuamente le persone in tutti i cazzo di modo possibile"
David Foster Wallace
Un gran numero di artisti suicidi alimenta una dolorosa selva di anime tormentate e costantemente in aumento, solo per citarne alcuni: Vincent Vang, Gogh, Hemingway, Virginia Woolf, Yukio Mishima, David Foster Wallace, Rainer Maria Rilke, Oscar Dominquez, Mark Rothko, Dian Arbus, Dora Carrington, Keith Vaughan e persino Frida Kahlo, almeno sono stati in molti a crederlo.
Questa esasperata dissociazione affettiva da se stessi, di certo è molto diffusa ma ci si sorprende che proprio degli artisti e non sempre perché falliti, abbiano considerato questo gesto disperato come l’unica soluzione possibile.
Come è possibile che persone in grado di colmare il mondo di tanta bellezza, giungano ad autoannientarsi, sia in modo indiretto abusando di se stessi, o diretto togliendosi definitivamente di mezzo? Come è possibile essere colpiti da questa esasperata forma dissociativa?
“La persona colpita da “depressione psicotica” quando cerca di uccidersi non lo fa “per sfiducia” o perche ritiene che ci sia un qualche sbilancio tra dare e avere E sicuramente non lo fa perché improvvisamente la morte comincia a sembrarle attraente. La persona in cui l’invisibile agonia della "Cosa" raggiunge un livello insopportabile si ucciderà proprio come una per- sona intrappolata si butterà da un palazzo in fiamme.” (Wallace)
Nell’antichità si credeva che la creatività non fosse qualcosa che un individuo ha in se stesso, ma un dono divino, una ispirazione, la stessa parola "Ispirazione" denota una trasmissione di spirito, la divinità che si manifesta attraverso di te . Gli antichi romani definivano genio colui che ospitava il genio, ovvero lo spirito divino; l’artista dunque, come umile medium al servizio del bene dell’umanità.
Con il Rinascimento il genio è divenne più circoscritto e personale e si cominciò a dire: “è un genio”, piuttosto che: “ ha genio”. Essere il mezzo di tanta grandezza è già di per se un enorme peso e spesso un enorme tormento, figuriamoci quando poi, quando l’artista è personalmente e socialmente convinto di essere non solo un mezzo, ma addirittura il creatore, l’artefice , la fonte primaria di questa misteriosa sconosciuta eterna forza che a volte da vita ad autentici capolavori!
Troppa responsabilità, troppa energia sulle spalle della psiche di comuni mortali. troppa pressione, troppa luce, troppe aspettative altrui e personali a derubare e distorcere l’ego, a ridurre la grandezza in nulla.
"Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità; miseria, infermità, nulla". ( Cesare Pavese)
A.Iurilli Duhamel
opera Antonella Iurilli Duhamel
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