Provos

Voglio una puttana tutta per me. Sono stufo marcio di questa trappola perbenista, di questa vita a cuccù che, come uno stupido metronomo, scandisce i nostri secondi inducendo e introducendo le danze del minuetto ipocrita che noi vita nomiam- o apparenza, o quotidianità…

No, io voglio qualcuna che mi travii, che mi porti sulla scorretta via, sulla distorta, sulla sciagurata, sulla disperata via ove, alla geometria mendace d’una disciplinata alienazione, si anteponga la geografia scoordinata di un caos sistematico. Senza riferimenti, senza “punti di gravità permanente”…

Voglio un Ewigweibliches come una condanna al patibolo, una croce che mi faccia roteare tutte le spire e che, pur maledetta, sia vita, mica orologeria.

Voglio un patire-godere che mi tragga in salvo dal pantano borghese, magari affogandomi nella sua cloaca, una foemina crudele che mi esalti, m’inebri, mi esasperi, mi tradisca, mi raccolga o mi getti via: è uguale. Perché da soli è impossibile salvarsi dal benessere e dalla sua minacciosa professione di felicità.