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Prigionieri di una sorte imposta

Esco dopo, forse esco,
travolto dal corso del sole
lucea il gonfalone crociato
alle sue radiose gesta.
Accostato al tempio il prete
appare astratto dal tempo
prestato al signore.
Dal sud, arrivavano solitari
i resti di legacci in pelle
dei soldati persi in battaglia;
incrostavano il ponte dei sospiri.
Risalivamo il flusso invisibile del vento
poco a poco sottratti separati superati,
disanimati tra sguardi mancini e carte rotte,
i vaghi ricordi celati alle terre natie,
ove il mare ruggiva da leone.
Tributavano unto e polpe di serpenti
le verità celate oltre le frenetiche orge
bevendo diaboliche di mescal e tequila.
Trafitti da parapetti d'acciaio, vagando
spolpati delle ossa, asciugati dall’arsura,
sfollati alle frontiere di bombe diroccate.
Levava la polvere del desertico cammino l’abiura:
ne cristiani, ne musulmani, ma veri uomini,
o forse, mendicanti aggrovigliati alla vita
come edere al muro di cinta di una prigione di stato

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