Scritto da © Piero Lo Iacono - Lun, 07/01/2013 - 17:45
Per contemplare una rosa
devi isolarti dal mondo.
Hai occhi ma non la vista
e guadi senza sguardo.
Un fiore qua rompe il silenzio.
Ascoltalo come ripete
il suo minuscolo “io sono”
a cui fa eco “io duro”
di una farfalla gelosa.
Inchinati alle foglie.
Sporgiti sulla spiga.
Piegati sopra la zolla.
Guarda! Formiche
banchettano coi resti
del picnic.
La spina di quell’agave
è la vetta agognata
e improcrastinabile
di una lumaca.
Vuole la vita vivere di più.
Anche la formica
che si arrampica
sulla mia scarpa.
L’arcolaio del ragno barbaglia
e ronza come una sonagliera
zigrinata di zete e trame zenitali.
Rete criminale di fili, buchi e sartie.
Sartiame paraplegico.
Sulla lingua del geco precipita
tutta la costellazione della farfalla.
Senti l’elettrica libellula tra i ligustri?
Quella bella, assira o ittita d’ieri,
a cui demmo il nome di Salomé.
Oboli del giorno per me.
4-7-2007
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