Scritto da © Pest Writer - Mar, 10/05/2016 - 11:47
Ho realizzato e pubblicato su Internet un videogioco, e sono in attesa di qualche riscontro. Piace... non piace… quanta gente ci gioca...?
Al secondo quesito, la risposta mi arriva direttamente da Altervista, la piattaforma che ho utilizzato per la pubblicazione, che mi fornisce una statistica quotidiana sugli accessi.
Per il primo, ancora niente.
Certo, se il numero di visite fosse stato di qualche ordine di grandezza superiore, questo si sarebbe potuto considerare già un primo responso. Non so quanto affidabile, ma i numeri decretano sempre e comunque una misura del successo di un prodotto.
Anche se il prodotto, alla fine, fa schifo.
Caso secondo me emblematico, “Il Nome Della Rosa” di Umberto Eco. Lo comprai, tanti anni fa, dopo aver sentito che aveva conseguito un successo planetario, aveva venduto milioni di copie, ed era stato tradotto in non ricordo più quante lingue. Da aspirante scrittore, speravo che la sua lettura potesse suggerirmi qualche idea, insegnarmi qualcosa.
Soltanto dopo una settimana dall’acquisto (ancora non avevo avuto neppure il tempo di sfogliarlo), trovai su un altro articolo un’informazione che mi sarebbe stata molto utile una settimana prima, e cioè che pochi, fra quelli che l’avevano acquistato, erano riusciti a leggerlo.
Ora, io ero (e sono) abituato a letture poco impegnative, il mio background si basava su Gialli Mondadori e Romanzi di Urania (per non parlare di Topolino), per cui era scontato che anche il mio tentativo di leggere quell’opera fallisse miseramente, ma poi seppi che non era riuscito a farlo neppure mia sorella, capace di ingoiare certi mattoni ai quali io non mi sognerei minimamente di avvicinarmi, e così ebbi una misura abbastanza precisa del reale successo di quello scritto.
Con questo non voglio qui sostenere che quel libro faccia schifo (anche se il mio pensiero, in effetti, va in quella direzione), non mi permetterei mai, non ho l’autorità e i titoli per farlo, e mi vergognerei ad esprimere pubblicamente un giudizio del genere su un’opera ritenuta un monumento della letteratura italiana, scritta da un maestro indiscusso ed indiscutibile. Dico semplicemente che se il numero passato agli annali fosse stato quello delle persone che lo avevano letto, e gradito, anziché di quelle che l’avevano comprato, credo che l’entità del risultato registrato si sarebbe ridotto di parecchie unità di grandezza. Più che di un trionfo editoriale, direi si sia trattato di un formidabile successo pubblicitario.
Ma torniamo a bomba, cioè al mio videogioco, del quale intendo presentare qui una recensione… visto che nessun altro si decide a provvedere. Chi fa da sé fa per tre, no?
È un giochino piuttosto minimalista. Grafica ridotta all’osso, singola videata, niente colori, e l’unica animazione presente è alquanto indisponente.
Il titolo è “Intuito 4” (esiste anche una versione 5, e potrebbero vedere la luce anche altre varianti). Il 4 indica il numero di celle in ciascun lato di un quadrato che contiene i numeri da 1 a 16. L’”Intuito”, beh… a qualcuno potrebbe venire in mente un altro nome, forse più calzante, ma meno signorile.
Alla destra di tale quadrato, in alto, viene mostrato un numero da “colpire” (“number to hit”), e lo scopo del gioco è quello, dopo aver avviato un timer da due minuti, di cliccare quante più volte possibile sul numero indicato, all’interno del quadrato. Una cosetta da nulla, se non fosse che, ogni volta che il mouse entra in una cella, la disposizione dei numeri cambia. Ma a nessuno di voi piace vincere facile, vero?
La sfida, quindi, come dicevo, è rivolta al vostro “intuito” (o come altro preferite chiamarlo). La capacità di prevedere l’imprevedibile, di agire rapidamente guidati dall’istinto piuttosto che dalla ragione (alla Leroy Jethro Gibbs di NCIS, per capirci, se seguite i telefilm), e la prontezza di riflessi nel cliccare quando ci si trova nella cella contenente il numero da colpire, spesso quando meno ce lo si aspetta.
Sembra impossibile, ma non lo è. Basta provare. Chi vuole, può farlo all’indirizzo:
Non so quanto, invece, possa essere divertente. Certo, potrebbe essere arricchito da una serie di opzioni quale l’impostazione del tempo ad un valore diverso dai due minuti; la registrazione on line del numero di hit conseguito, da confrontare con quello di altri e con cui stilare una graduatoria; da una grafica più elaborata, con colori, disegnini animati, sfondi accattivanti; da una colonna sonora un po’ più varia… Una montagna di lavoro, inutile se prima non si ha un’indicazione sulla bontà dell’idea alla base. Se questa funziona, ci si può divertire anche in un ambiente così essenziale. Se non va, riempirla di effetti speciali non la renderà più appetibile.
Giudizi ed impressioni saranno i benvenuti. Piuttosto che registrare milioni di click e disgustare altrettanti malcapitati, preferisco eliminare la pagina e salvare almeno la decenza.
»
- Blog di Pest Writer
- 1461 letture