Scritto da © Pest Writer - Mer, 01/07/2015 - 16:04
Devo iniziare questo scritto con una vecchia, arcinota barzelletta sui carabinieri. Probabilmente, chi legge la conoscerà già, ma per completezza sono tenuto a riportarla. Cercherò di farlo nel modo più stringato possibile.
Un graduato dell’arma consegna una banconota da cinque euro ad un suo sottoposto, mandandolo a comprargli un pacchetto di sigarette. Poi si accorge di aver finito pure i fiammiferi, e non avendo moneta spiccia gli dà, per l’acquisto, un altro biglietto da cinque.
Il sottoposto torna dal suo superiore dopo tre ore, e senza né sigarette né fiammiferi.
“Una volta lì, non riuscivo più a ricordare quali fossero i cinque euro per le sigarette e quali per i fiammiferi”, confessa imbarazzato. “Mi sono sforzato finora per ricordare, ma niente… proprio completamente dimenticato!”
Il graduato, già imbufalito per l’assurdo ritardo, esplode. “Ma si può essere più idioti? E adesso cosa pretendi, che me lo ricordi io, dopo tre ore?”
Il sottoposto torna dal suo superiore dopo tre ore, e senza né sigarette né fiammiferi.
“Una volta lì, non riuscivo più a ricordare quali fossero i cinque euro per le sigarette e quali per i fiammiferi”, confessa imbarazzato. “Mi sono sforzato finora per ricordare, ma niente… proprio completamente dimenticato!”
Il graduato, già imbufalito per l’assurdo ritardo, esplode. “Ma si può essere più idioti? E adesso cosa pretendi, che me lo ricordi io, dopo tre ore?”
Decisamente, Pippo Franco la racconta meglio. Ma non era per far ridere che l’ho proposta, semmai… per far piangere.
Una notizia di ieri, letta oggi su indicazione di un collega di ufficio: “Da domani non sarà più possibile fare la spesa al supermercato utilizzando contemporaneamente più buoni pasto elettronici, forniti dal datore di lavoro: a vietare, infatti, il cumulo dei buoni pasto è la recente riforma che consegna nelle mani dei lavoratori dei ticket restaurant solo in modalità elettronica, fino a massimo 7 euro al giorno, non utilizzabili oltre tale soglia e non spendibili nelle giornate non lavorative. Proprio la “demateralizzazione” dei buoni farà sì che l’uso degli stessi sia facilmente tracciabile, impedendo così la loro utilizzazione oltre la predetta soglia giornaliera. “
Il titolo dell’articolo, consultabile all’indirizzo http://www.laleggepertutti.it/92221_buoni-pasto-da-domani-non-piu-possib..., è ancora più esplicito: “Attraverso la tracciabilità dei buoni pasto con ticket elettronici, detassati fino a 7 euro, non saranno più possibili abusi”.
Ora, vi prego di credermi: sono una persona onesta. Non ho mai provato a fare il furbo in nessuna circostanza, nemmeno per superare in una coda il signore che mi stava davanti, ed in più occasioni la mia correttezza è stata ripagata, da conoscenti, con un lapidario “che fesso!” Sì, qualche marachella l’ho combinata anch’io: una volta sono stato beccato da un autovelox su una strada sgombra, ampia, rettilinea, con un fiume su un lato e campagna sull’altro, dove c’era un limite, chiaramente assurdo, di quaranta chilometri orari; e un’altra per essere passato con il giallo ad un semaforo che regolava l’alternanza di un senso unico su una strada stretta lunga due-trecento metri. Errori commessi più per superficialità che per volontà di trasgredire. La mia convinzione è che per cambiare la nostra società sia necessario, prima di tutto, adeguare il nostro comportamento, prima che pretendere altrettanto dagli altri.
Ora scopro di aver commesso, per anni, degli “abusi”. Perché sì, lo confesso: ho usato i miei buoni pasto per fare la spesa al supermercato. E non uno alla volta, come comunque sarà possibile anche ora, ma a mazzetti interi. Anche perché era così che mi venivano consegnati, in ufficio, una volta al mese. E a consuntivo, cioè dopo aver conteggiato quanti rientri avevo effettuato in quel mese, e quindi a quanti ticket restaurant avevo diritto. Particolare che comportava un paio di precise conseguenze: non avendo in tasca il ticket corrispondente a “quel” rientro, quel giorno dovevo aver pranzato pagando in altro modo, o con soldi miei, o con ticket relativi ad altro rientro effettuato in precedenza. Ma anche in quest’ultimo caso ci sarà stato un mese iniziale in cui dovrò necessariamente aver pagato con altri mezzi. Per tale meccanismo, i buoni ricevuti non potevano perciò essere utilizzati per rientri effettuati in passato, ai quali questi si riferivano, e, inoltre, dovrà esserci comunque un mese finale dopo il quale dovrò usare i ticket che mi saranno corrisposti in maniera difforme da quella prevista. Il tutto, quindi, mi costringeva, me malgrado, a perpetrare tali ignobili abusi.
Non voglio scendere qui in considerazioni tipo “con tanti problemi più grossi che ci sono, di illegalità e corruzione, vanno ad attaccarsi a questo!” È un discorso che ho sempre contestato, perché giustificare alcune storture perché ne esistono di peggiori non è opportuno né moralmente né praticamente. Anche se la tentazione di sbottare qualcosa del genere mi sembra più che comprensibile.
Quello che mi chiedo è: è giusto considerare una pratica come quella sopra descritta un abuso?
Ricordo, qualche anno fa, nel comune in cui lavoro, che un assessore era arrivato a proporre di mettere dei lettori di badge negli esercizi convenzionati, in modo da costringere l’impiegato a timbrare entrata ed uscita e dimostrare così di aver speso il ticket effettivamente nella pausa pranzo, e in un locale autorizzato.
Maledizione, con questa storia di arrangiarci con un panino da un paio di euro, e poi andare a fare la spesa al supermercato per l’intera famiglia, stavamo mandando l’Italia in rovina!
È qui che entra in gioco la barzelletta che ho rovinato prima. La spinta alla risata, in quella storiella, parte dalla stupidità del sottoposto, prima, per essersi posto il problema di quale banconota usare per le sigarette e quale per i fiammiferi, e dalla ulteriore stupidità del graduato poi perché, quando sembra che stia per riprendere l’altro per una tale idiozia, lamenta invece di non potersene ricordare dopo tre ore.
Qual è la chiave di lettura più appropriata per questo genere di provvedimento?
Una possibile è che io sia un perfetto imbecille. Nel mio portafogli, quando vado a pranzare durante la corrispondente pausa, ci sono un buono pasto, ed un biglietto da sette euro (sì, lo so, non esistono biglietti da sette euro, è giusto per fare un esempio). Può, a questo punto, sorgere il dubbio: che sia quello un escamotage per ricordarci con che cosa pagare il pranzo, e con che cosa, ad esempio, le sigarette? È possibile dunque, considerata la mia fondamentale onestà, che in tutti questi anni io mi sia rivelato più stupido dei due carabinieri, utilizzando il biglietto da sette euro (vabbe’, lo confesso, era un biglietto da cinque e due monete da un euro!) per pagare il pranzo, ed il ticket per comprare il pollo allo spiedo da mangiare a casa per cena? Stupido, stupido, stupido! Erano così perfettamente distinguibili l’uno dall’altro!
L’altra possibile spiegazione è che il legislatore, pur di creare problemi anche superflui ai propri sudditi, arrivi a fare il carabiniere persino su questioni ridicole ed irrilevanti. E per “fare il carabiniere” non intendo il gestire un problema con senso di giustizia, rispetto e dedizione, ma con la stupidità degli appartenenti a quest’arma che migliaia di barzellette hanno reso, certo ingiustamente, celebre.
Per il legislatore, pare, era legittimo il dubbio del carabiniere della barzelletta: con quale biglietto pagare le sigarette, e con quale i fiammiferi? Ma soprattutto, attenti a non commettere un altro tipo di crimine: non spendere quattordici, o ventuno, o altro multiplo di sette, euro nello stesso giorno, anche se questa cifra è nella tua disponibilità. E mai di sabato o domenica, a meno che non dimostri di aver lavorato, ed effettuato anche un rientro, anche i quei giorni.
Non vorremo fare la fine della Grecia, spero!
Ma, per fortuna, con l’avvento del ticket elettronico, questo pericolo è scongiurato.
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