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Verso i cieli

La mia città
ossuta è tutta una luce
bagnata, hanno disegnato sui muri
rose, cazzi e cose così.
Gli orientali arrivano a fiumi,
non hanno odore, friggono tutto.
Si chiama Violetta
il mio nuovo amore
passa il tempo
a fare fotografie
col cellulare.
Laggiù vendono fiori,
giornali, girandole e donne che urlano
mezze nude. Violetta
ci sa fare
con le foto.

L'ultimo scatto è un marciapiede
sporco, dalle parti del LIDL

di via Mazzini.
Una debole luce di neon e avanzi di cibo del discount in primo piano.

Sembra di sentire la puzza di marcio.
“L’altra notte ci hanno violentato una, qui.”
Sembra di sentire anche delle urla.
La mia città è
uno spigolo

fatto di spigoli
come un fiocco di neve di ferro, ed è piena di gente
diversa, uno più importante dell’altro.
È piena di maglioni, gas, dentifrici, pelle disidratata
e colpi di tosse. Non ci sono nato, qui,

magari ci muoio.
Violetta chiude la finestra
è notte, mi fa male la testa.
Ha delle mutandine verdi,
mi scatta una foto, si leva le mutandine,
vado in bagno. Quello di sopra ha lo scarico rotto.

Un colpo di tosse in più

si innalza verso i cieli.

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