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Sono stato in giro a passeggiare: capita

Sono stato in giro a passeggiare: capita
che sento un profumo buono,
ma buono è sbagliato, perché era acre,
pungente. Ma buono. Capita
che penso: non so il nome di questo fiore
(forse una pianta?) che mi ubriaca il naso.
Peccato, penso, peccato, come
quando perdi una cosa e dici:
cazzo. La domanda
cambia e diventa
Cosa ho perso?
A ben vedere non ho perso niente,
eppure.
Fossi stato, per dire,
un poeta il nome
lo avrei saputo
(ad esempio
non so cosa siano i bossi ligustri
né che odore abbiano),
ma anche fossi stato
un contadino, lo avrei saputo.
Pure fossi stato
mio padre,
che è più vecchio di me,
e ha il pollice verde,
vedi sopra.
Qui muoiono a migliaia.
Anche prima, morivano a migliaia
ma adesso di più e fa più paura.
Montale è morto, il contadino anche,
mio padre morirà prima o poi
(difficile da scrivere, questo)
e anche io (impossibile,
provate a scriverlo, “io morirò”,
vi sembrerà impossibile,
eppure).
Noi siamo sempre gli stessi,
impauriti sotto al cornicione,
uccisi dalle forze misteriose dei cieli
(polmonite bilaterale o cancro,
prima Zeus o qualcosa di simile
ci si fa coraggio come si può).
Ma io ho perso un nome
- loro no -
ma io ho estinto un fiore (una pianta?)
- loro no -.
E quanti
come me?
Non manca molto
prima che perda
anche il suo odore.
 

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