Scritto da © pedronessuno - Gio, 12/09/2013 - 16:46
Immaginavo l'arrivo dell'armonia
come un dovere naturale del tempo
e con la forza miracolosa
di un'equazione.
Ma seminavo disordine ovunque,
dalle tue finestre si scorgevano
le maestose idropulitrici riportare
la calma sulle strade arroventate.
La gente cambiava in continuazione:
tutti spaventosamente sconosciuti,
con buste della spesa, maglioni larghi,
pelle grassa e piedi asimmetrici.
Qualcuno di loro aveva un volto senza interesse.
Da qualche parte tutti stringevano
parole amate, prive di valore.
Mi fidavo troppo della vita
per poter sistemare le cose rotte:
tutto si aggiusta.
Ma la bellezza è una trama paziente di ordine e noia.
E l'amore è la cruna da cui tutto si svolge.
Ora quella gente è più
umana di me.
Non ho forse peccato abbastanza,
adesso, per meritare
un cuore qualunque,
un rintocco in un punto preciso nel petto,
qui, dove le mie amiche appoggiano l'orecchio
come su una conchiglia muta?
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