Dopo la tua morte
neve è caduta. Un fiore
l'ha bucata. N'è risalito il sole.Poi
ho detestato la mia morte,
che è scesa piano.
Sulla strada
ho perso il passo,
il seme ignorante. Niente
ne è cresciuto, e il vento
ha fatto il resto
fruscìo per fruscìo
morto per morto.Ora
le mie dita
spartiscono con la terra
l'affanno al procedere. Tutto
è contaminato,
tutto nell'aria è brace e simposio
tutto si avvicina alla vita
eppure nulla vive.
Occorre ridestare
quegli occhi che mi deridevano,
mi spogliavano della vita, morendo.
Questi fiori gemono,
e la terra geme,
sospira
e geme.
Anima della carne,
anima nella carne
questo inferno è duro,
oltre
il nulla, indelebile ricordo senza memoria.
Tu conosci il tempo
che fa nascere, tu sai
della Primavera che non giunge.
Ho aspettato
ancora
oltre al giaciglio
albe, tramonti.
Il tempio è stato saccheggiato.
Notti
a cercare Dio, e perderlo giù,
fra donne senza capelli.
Porto la mano
sulla mia testa e sul mio seno:
cranio funebre, mammelle vuote,
quando arriverai Dio del mondo?
Un'arpa suonava il mio canto sotto le mie dita,
e ora pietre,
violini funebri,
bastoni, mani stanche,
gas, forni,
occhi, sputi,
morte - Ancora.
Ancora.
- Blog di Paolilla
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