Scritto da © Antonella Iuril... - Lun, 23/01/2012 - 00:07
Non ci sono parole per urlare il senso di dolore e devastazione causato dai nazisti a scapito degli Ebrei nei campi di concentramento: l'eco dell’antica ferita, rieverbera tuttora nelle nostre coscienze, ed è lungi dall’essere rimarginata, mettendo luce quanto la ferita inflitta a queste vittime costituisce un danno che grava sull’anima del mondo.
Tutto questo orrore e perdite umane avveniva in una Europa insanguinata dalla II^ Guerra mondiale; milioni di persone innocenti furono uccisi nei campi di concentramento, assieme alla perdita di 6 milioni di ebrei; 55 milioni di persone persero la vita e tra questi, 25 milioni erano russi.
La storia è testimone di una vergognosa catena di genocidi e massacri, dovremmo ricordarli tutti con eguale compassione ed eguale indignazione ponendo un fiore in memoria di ogni vittima della violenza per non dimenticare che la violenza va denunciata in ogni caso e sempre, dentro e fuori di noi.
“Nel corso della Storia , c’è stata immobilità da parte di coloro che avrebbero potuto agire, indifferenza da parte di quanti avrebbero dovuto indagare di più e, silenzio da parte della giustizia, quando avrebbe dovuto farsi sentire maggiormente, piuttosto che consentire al male di trionfare“
(Haile Selassie)
“La grande minaccia alla libertà è l’assenza di criticismo”
(Wole Soynka)
"Finchè la storia della caccia verrà narrata dal leone, sarà sempre una storia che glorificherà solo il cacciatore"
(Proverbio africano)
Non ci sono parole per urlare il senso di dolore e devastazione causato dai nazisti a scapito degli Ebrei nei campi di concentramento: l'eco dell’antica ferita, rieverbera tuttora nelle nostre coscienze, ed è lungi dall’essere rimarginata, mettendo luce quanto la ferita inflitta a queste vittime costituisce un danno che grava sull’anima del mondo.
Ad Auschwitz però, come del resto negli altri campi di concentramento, compreso quello di Tarsia in Calabria, non c’erano solo gli Ebrei, assieme ad essi mantenuti nella condizione di schiavi: zingari, omosessuali, prostitute, handicappati fisici e mentali , preti, liberi pensatori, e tutti coloro che, per una ragione o per l’altra, furono stigmatizzati come dissidenti.
Tutto questo orrore e perdite umane avveniva in una Europa insanguinata dalla II^ Guerra mondiale; milioni di persone innocenti furono uccisi nei campi di concentramento, assieme alla perdita di 6 milioni di ebrei; 55 milioni di persone persero la vita e tra questi, 25 milioni erano russi.
Nel giorno della memoria dell’Olocausto altri olocausti chiedono pietà e attenzione. Ogni vita umana brutalmente tranciata, implora compassione.
Sarebbe giusto ed umano ricordare che la guerra che mise in ginocchio l’Europa, provocò danni incalcolabili causando traumi pagati dalle generazioni successive. In questo giorno quindi, sarebbe giusto ricordare che le guerre si servono di qualunque mezzo per sdoganare i più bassi istinti e legittimare qualunque forma di atrocità.
Israele ha imposto al mondo civilizzato la data del 27 gennaio per commemorare le proprie vittime, ma è sempre più evidente quanto questa tragedia, sia stata utilizzata per la propria propaganda cercando di distogliere l’attenzione del mondo nei confronti dei gravi crimini a sua volta commessi nei confronti dell’umanità.
Basti pensare allo schiavismo perpetuato nei confronti dei negri o all’ingiuriosa verso Palestina. Pretendere una posizione speciale di "vittima di guerra", è un atto arrogante. In questo particolare sarebbe utile rinfrescare la memoria sul palcoscenico dell’atrocità da loro denunciata, che certo non fu un campo di fiori, bensì un terribile teatro di guerra dove ad aver perso non sono stati solo gli Ebrei.
La propaganda che da diversi anni Israele caldeggia per fare guadagnare alle vittime della Shoa una posizione di vittime speciali, è decisamente fuorviante; persino Esther Benbassa direttrice del dipartimento ebreo della scuola di Alti Studi francese afferma che gli israeliani hanno trasformato l’Olocausto in una religione, una roccaforte che garantisce agli ebrei e agli israeliani un lasciapassare regale nei confronti di una qualunque posizione critica circa il loro operato.
In realtà in nome dell’eccidio, Israele e gli Ebrei dell’Europa occidentale, hanno beneficiato di notevoli risarcimenti economici da parte della Germania, sorte invece non toccata a quanti, pur perdendo la vita dei loro predecessori nello stesso identico modo o nella guerra di quegli anni, non sono riusciti a vedere riconosciuto il danno subito. A ragione si può parlare di una fiorente azienda Olocausto, che si alimenta grazie a sensi di colpa ben posizionati nella coscienza dell’umanità.
Questa riflessione non vuole negare quanto è accaduto, né tanto meno offendere i sentimenti di dolore di coloro che in questo tragico evento; hanno perso i loro cari, vuole semplicemente portare l’attenzione sulla redditizia strumentalizzazione di una tragedia. Sfortunatamente le guerre sono aumentate e con esse la bestialità dei vincitori. Puntualmente sono riemerse le solite manie di purezza della razza, la "lavanderia umana " è sempre una fiorentissima azienda, sarebbe dunque opportuno segnalare come la violenza è in netto aumento tra le nazioni, ma soprattutto nelle relazioni interpersonali.
Si impone una seria riflessione sulle radici della violenza e le conseguenze nefaste per tutti nessuno escluso; nonchè un più preciso monitoraggio della costante violazione dei diritti umani, anche da parte dei cosiddetti paesi civili.
In questo giorno che Israele chiede al mondo di commemorare, sarebbe una buona occasione per cominciare ad ammettere che oramai non è più possibile nascondersi dietro l’Olocausto per giustificare i crimini commessi dai Sionisti e dallo stato di Israele nei confronti dell'umanità.
La storia è testimone di una vergognosa catena di genocidi e massacri, dovremmo ricordarli tutti con eguale compassione ed eguale indignazione ponendo un fiore in memoria di ogni vittima della violenza per non dimenticare che la violenza va denunciata in ogni caso e sempre, dentro e fuori di noi.
testo e opera A.Iurilli Duhamel
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