Perché sono qui? Mi chiedevo ancora intontito dall'anestetizzante Intorno, nel fioco bagliore di una lampadina appesa ad un filo che penzolava come un sudicio cappio, le cose mi sembravano ancora indistinte, prive di quella chiarezza che te le fa riconoscere nel loro significato intrinseco...La testa mi doleva come se una mandria di bufali, arrabbiati, avesse preso possesso del luogo fregandosene del mio divieto...Eppure, se non ricordavo male, a livello pratico, era stato così. Due energumeni erano entrati nell'appartamento sbattendomi a terra e, dopo avermi imobilizzato come un salame, avevano dato il via ad una perquisizione in bello stile...Erano stati talmente veloci che prima che potessi reagire ero stato messo a tacere senza colpo ferire. Ma chi erano, ma soprattutto cosa volevano da me...Da sul divano li potevo vedere. Si muovevano velocemente, le mosse erano da professionisti e, mentre agivano, nemmeno una parola. Silenzio...silenzio e ancora silenzio. Il primo mio pensiero si focalizzò sulla rapina, ma subito dopo qualche istante, vedendo come si muovevano, la scartai a priori. Cercavano qualcosa, ma cosa...Ero completamente frastornato e cominciavo ad avere paura, anche perché, dopo una ventina di minuti, visto che ciò che stavano cercando non era stato trovato, di comune accordo decisero di portarmi fuori. Uno dei due prese un cappuccio e, infilandomelo in testa, disse secco "Non parlare e non cercare d'attirare l'attenzione...e non ti accadrà nulla". Ridicolo. Come avrei potuto parlare. Il bavaglio, che mi serrava la bocca, era così stretto che non sarebbe uscito neppure un fiato. Compresi che mi stava pendendo in giro e l'ultima cosa che vidi della sua faccia fu il suo ghigno. Poi fu solo buio e svenni. Mentre stavo lentamente riprendendomi, in lontananza, percepivo rumori di traffico cittadino. E più riacquistavo lucidità e maggiore era questa mia certezza. Mi trovavo seduto su una sedia al centro di uno stanzone piuttosto ampio e la luce di quella lampadina asfittica illuminava debolmente attorno. Nulla era cambiato. Ero sempre legato ed imbavagliato. E il mio sconcerto aumentava, non mi sembrava vero, mi trovavo chissà dove, in mano a chissà quale gente...ma il motivo mi era oscuro...All'improvviso, da dietro le spalle, sentii aprire una porta e il ticchettio di passi si concretizzò. Passarono solo pochi momenti che una donna bionda, alta, in giacca e gonna bianche si fermò davanti a me. Mi scrutò attentamente, mosse qualche passo in mia direzione, sorrise debolmente e, infine, bloccandosi nuovamente, etrasse dalla tasca della giacca un pacchetto di sigarette. Lo aprii, ne tirò fuori una e se l'accese. Fece due boccate e sbuffando il fumo sentenziò "Bene, credo che lei abbia qualcosa che c'interessa molto...e noi lo vogliamo..." fece altri due tiri e proseguii "Quindi, prima ci sbrighiamo e prima andrà a casa...". Non capivo quello che stava dicendo, se solo non avessi avuto quel maledetto bavaglio, in qualche modo avrei potuto spiegarmi...Era una bella donna, i capelli lunghi biondi naturali scendevano mossi sulle spalle e le conferivano un'apparente dolcezza, mentre gli occhi, color ghiaccio, sebbene non ci fosse luce a sufficienza, brillavano incredibilmente. Era di mezza età, le forme, sotto quel completino tipicamente estivo per il colore, si delineavano senza alcun timore, si capiva bene che sapeva il fatto suo, che non avrebbe avuto nessuno scrupolo ad usare maniere forti per ottenere ciò che voleva e che di certo non si sarebbe sporcata lei mani. Troppo fine e di classe per scendere a quel livello...Mentre la osservavo con la speranza che mi sbavagliasse, come un lumicino che si fa lentamente avanti, la mente ricordò il viaggio in Russia dell'anno precedente...
Vorrei che qualcuno di voi portasse avanti questo racconto...Insomma, un lavoro a più mani...altrimenti lo continuerò io.......
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