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Ogni dubbio - parte ottava -

-  Ottava parte -

Il suo viso ebbe una contrazione involontaria, dettata più che altro da una tensione tangibile e da un nervosismo evidente. A quelle mie parole, reagii con un flebile sorriso e, voltandosi verso Sonia che si trovava leggermente alle sue spalle indaffarata con la bambola, disse  – il posto è sicuro per ancora un paio d’ore. Mi voglio fidare di te, ma se appena mi dovessi accorgere che mi vuoi fregare ti ammazzo come un cane…Hai inteso? -.
- Certo che ho inteso…-. Finalmente,  ero riuscito a tranquillizzarla, l’avevo convinta che di me si poteva fidare e che, per quanto mi fosse stato possibile, l’avrei aiutata. Dopo aver pronunciato quelle parole di tregua, per dimostrare che faceva sul serio appoggiò il revolver sulla tavola e fissandomi intensamente dritto negli occhi iniziò a parlare.

- Quella mattina che ti ho lasciato mi sono dovuta forzare non poco per andarmene e, credimi, non è stato facile. Prima di conoscerti, la mia vita è sempre stata disordinata, giorno per giorno cercavo di sopravvivere al meglio e con ogni mezzo mi adoperavo per sbarcare, come si dice, il lunario Dopo l’apertura delle frontiere tutti pensavamo che le cose cambiassero, in realtà non è stato così, anzi…chi era povero è restato povero e chi era ricco continuava ad esserlo…Una situazione in un fermento assoluto, dove i poteri politici proseguivano a dettare le proprie leggi e a preservare i propri interessi…- umettandosi le labbra mi stilettò con lo sguardo e proseguii – l’unico aspetto nuovo in questo marasma globale è stato che la malavita, e non intendo i ladri di galline ma quella organizzata, si è fatta spudoratamente avanti, ha fatto accordi con il potere costituito, ha consolidato le fondamenta del suo impero approntando nuovi orizzonti. Ti potrà sembrare strano, assurdo ciò che sto affermando ma t’assicuro che invece è tutto vero…-.
- Come fai ad asserirlo con tanta sicurezza – la interruppi con slancio.
- Me l’aspettavo un’obiezione del genere e ti rispondo subito. Prima che tu mettessi piede in terra russa e mi conoscessi, per poter sopravvivere e portare a casa un pasto caldo, mi sono dovuta arrangiare come ho potuto e tra i mille lavoretti che ho fatto, per un certo periodo, c’è stato anche quello di cameriera di un locale notturno. E’ stato proprio in quel posto che ho conosciuto Zavor. Inizialmente, mi era parso un uomo gentile, per bene e premuroso. Verso di me aveva sempre delle attenzioni, gentilezze particolari, che non sfociavano mai in volgarità. Insomma la sua corte era quanto mai gentile. Tutto questo è accaduto qualche settimana prima che tu arrivassi…- sospese il discorso improvvisamente e facendomi con il dito di fare silenzio mi s’avvicinò lentamente. Non appena mi fu vicino quel tanto che bastava per sussurrare, mi fece capire che aveva udito dei rumori sospetti nel magazzino. Mi alzai prontamente e, mentre lei diceva qualcosa a Sonia, m’avvicinai alla porta cercando d’essere il più accorto possibile. Facendole segno di spegnere la luce mi appoggiai alla parete e, attendendo, mi augurai che non ci fossero problemi. Un silenzio profondo, oscuro, recalcitrante prese possesso del luogo. Nella penombra, dettata dalla poca luce che penetrava dall’unica finestrella, potei notare il suo viso. Teso, preoccupato, segnato da una stanchezza non fisica ma mentale, come se la tensione accumulata in tutto questo tempo trovasse sfogo in quella bellezza così appagante, che ai miei occhi la rendeva ancora molto avvenente. La bambina, invece, palesava una tranquillità disarmante, continuava nel suo gioco, quasi fosse la normale quotidianità e, forse, per lei lo era. Chi era quella infante…Ancora non lo sapevo, ma di certo doveva avere un rapporto strettissimo con Olga, la loro intimità era fortissima e profonda, pensavo mentre tendevo l’orecchio fuori. Nulla. Nessun strano rumore si evidenziava nella paura e tensione dei nostri animi, solo paure, ricordi, emozioni violente si percepivano in quel tacito silenzio. Sospirai lievemente e, nell’atto di quell’operazione vitale, mi scostai dal muro per riportarmi nei pressi di quella stupenda donna.
- Non c’è nessuno. Ti sei sbagliata…- assicurai.
- Forse hai ragione…-.
- Tranquillizzati…Mi hai detto che il posto è sicuro per qualche ora ancora…-.
- Sì. Vero…- rispose riaccendendo la luce. La luce fu come un riflettore teatrale che illumina il protagonista della scena e in quel frangente l’attrice protagonista indiscussa era lei.
- Olga…Riprendi a raccontarmi -.
- Ok…Come ti dicevo poc’anzi, questo Zavor mi pressava non poco, mi tallonava di continuo ma io, un po’ per pudore e un po’ per serietà mia, non facevo caso al suo comportamento, cercavo sempre di spostare la discussione sullo scherzo, sull’ironia…poi, sei arrivato tu quella mattina e hai complicato ulteriormente tutto…Sei stato un fulmine a ciel sereno, mi hai pervaso con quel sorriso così pieno di gioia e, nel guardarlo, ho percepito uno strano tonfo al cuore, uno di quelli che ti mettono addosso una voglia di andare avanti nonostante tutto…Sei stato un arcobaleno in un grigiore quotidiano…- la sua voce acquistò una flessione dolcissima. Mi raggiunse in profondità, mi evocò tutte quelle ore passate a fare l’amore senza alcun vincolo, disinibiti e liberi da condizionamenti. Improvvisamente, veloce come uno schiaffo portato per educare, l’animo ritornò a nutrirsi di quell’amore sopito da tempo, nelle vene e nella mente riecheggiò forte più che mai quel bisogno d’averla nuovamente come compagna, non solo per qualche tempo bensì per sempre…Erano bastate solo poche ore, seppur turbolenti, in sua compagnia per far ritornare a galla quell’amore mai avevo dimenticato, pensavo mentre l’ascoltavo.
- Capisci, a quel punto, colta da una sensazione così forte, ho dovuto prendere una decisione…E sono andata da Zavor e ho raccontato tutto. Gli ho detto che avevo un uomo, che la sua corte non m’interessava e che il mio cuore apparteneva già ad un altro…Il suo interesse nei miei confronti doveva limitarsi esclusivamente all’ambito lavorativo e nulla più. Pensavo che avrebbe capito, invece la reazione che ebbe fu violenta.  Mi fece capire che ormai io ero sua proprietà e che non avei dovuto scherzare, altrimenti me l’avrebbe fatta pagare uccidendoti…Tutto questo picchiandomi…Quindi sono stata costretta ad agire in fretta e ho fatto in modo di salvarti, però prima di scappare ho scritto una lettera esplicativa, che  ti ho lasciato nel borsone da viaggio, esattamente nella tasca esterna. E’ impossibile che non l’abbia vista…-.
- T’assicuro che non l’ho trovata…- sorrisi.
- Sei partito – riprese – e mi sono detta che non appena avresti trovato quel foglio ti saresti fatto vivo. Non sai quanto abbia sperato un tuo segno, una telefonata…Invece nulla…Silenzio…Più il tempo passava senza tue notizie e più il mio risentimento nei tuoi confronti cresceva, ogni volta che il mio pensiero ritornava su di te la voglia di fartela pagare diventava pressante. Il tuo silenzio aveva generato in me una delusione così grande da mutare il mio approccio con il mondo maschile e infatti avevo cominciato a diventare cinica, calcolatrice, qualsiasi azione intraprendevo aveva come fine ultimo il mio tornaconto. Intanto le cose con Zavor, visto il tuo disinteresse, erano diventate sempre più complesse. Avevo scoperto che era davvero un boss influente della mafia russa e che i suoi ingenti interessi coinvolgevano personaggi influenti delle alte sfere. Vecchi ministri della nomenclatura e alti generali del KGB prendevano parte insieme a lui ai loschi traffici che avevano messo in piedi. E’ a capo di un’organizzazione potente, tanto potente che alcune sue entità agiscono persino in molti paesi europei…E non sto scherzando…-
- Quindi, devo intuire che quelli che mi hanno sequestrato fanno parte di ciò che stai descrivendo…- la interruppi stringendo lievemente i pugni, memore ancora della sofferenza che avevo dovuto sopportare in mano a quei cosacchi incivili.
- Sì…- rispose lei accompagnando quel sì poco consolatorio con il movimento del capo. Ristette qualche momento in silenzio e, in quella pausa, ebbi il tempo di poter comprendere, dopo parte del suo racconto, che la sua vita non era stata proprio una passeggiata in un giardino profumato, che aveva dovuto sostenere un mucchio d’umiliazioni e che era dovuta scendere a patti malgrado la sua coscienza…[ continua ]

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