Scritto da © Odo Tinteri - Ven, 02/11/2012 - 21:44
A volte l’attesa diventa pioggia sul viso,… lenta,.. che bagna. I minuti sono graffi pungenti. Le tue pagine scorrono in galleria buia. Aspettando la fine del tunnel, chiudi gli occhi che mordono la paura.I piedi, solcano il selciato e poi sprofondano. Hai mani d’artiglio in tasca, per svuotare l’ansia. Ogni rumore è messaggio fallito e l’ombra frusta la speranza.La sua immagine intreccia onde fumose per rendere indecifrabile il sorriso. Sai che lei è luce e cerchi il sole. Sai che lei è voce e cerchi musica. A volte l’attesa, è sogno da leggere sulla finestra aperta sulla strada. Conti i passi in lontananza e fai danzare la tenda leggera,. che, diventa specchio dell’animo in pena.Chiedi a te stesso lama affilata per spezzare il tempo minaccioso, gravido di delusione. Nel tuo pugno, elsa di cristallo, che sfida i tuoi occhi stanchi. A volte l’attesa diventa gabbia. Le sbarre invisibili ti costringono a mordere l’aria che sembra sabbia di trasparente granito,.. che cade, … come pioggia e graffia.La gola si chiude,… soffoca,… come presa da corda. L’orologio del cuore batte forte impazzito,.. senza lancette.. non ha corsa,… ma precipizio …. a volte,,… l’attesa
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