Scritto da © nunzio campanelli - Mar, 21/08/2012 - 03:54
Vi piace sognare? A me moltissimo.
Scusate il superlativo, vi giuro che cercherò di non abusarne.
Io faccio sogni a puntate, come un telefilm. Insomma, la fiction si è impadronita anche della mia fase REM, sarà per questo che per contrappasso non la guardo in TV.
Ma il sogno finisce, la realtà rivendica con forza il proprio diritto di preminenza ed io non posso sottrarmi a questa dura legge.
Le coperte schiacciano il mio corpo rendendo talmente difficoltoso ogni movimento che preferisco stare fermo, rimanendo nella stessa posizione che avevo assunto prima di addormentarmi.
Anche se le membra intorpidite reclamano un maggiore afflusso sanguigno, anche se avrei bisogno con urgenza di andare al bagno, anche se…
Decido che forse è meglio alzarsi dal letto.
Come se fosse facile.
Per me non lo è.
Dopo essere riuscito a scostare le coperte e a mettermi seduto, vanifico il probabile ribaltamento appoggiando strategicamente mani e piedi. Cerco infine di alzarmi in piedi. Al quarto tentativo ci riesco.
Guardo l’orologio, sono le cinque. Ripasso mentalmente tutte le azioni da compiere in successione, le pillole da ingoiare, i tempi morti da aspettare prima che il farmaco entri in azione.
Devo pur compiere il primo passo di quella lunga giornata. Niente da fare, il piede non si muove.
- Lei con quale piede inizia a camminare, di solito? –
- Non ci crederà, ma non lo so, non ci ho mai fatto caso. È importante? –
- Non molto. Dicevo per dire. –
- Ah! –
Subii questa improbabile ma autentica conversazione in ospedale un paio di anni fa. Mio interlocutore un fisioterapista che aveva il compito di aiutarmi nella deambulazione. Insomma doveva insegnarmi di nuovo a camminare. Parlava in continuazione ed io, che più di ogni cosa amo il silenzio, subivo rassegnato l’eloquio sgangherato di quel vecchio logorroico. Di tutto quello che disse ricordo solo quel dialogo surreale.
Quando si osserva un bambino fare i suoi primi passi, è facile per un adulto ridere dei suoi insuccessi, del suo barcollare, delle sue buffe cadute.
Quando poi sei condannato tutti i giorni a subire la stessa sorte per alcune ore in attesa che il farmaco faccia effetto non ridi più, anzi ti incazzi come una iena.
Anche i bambini, nel loro piccolo s’incazzano.
Credetemi.
Comunque alla fine il piede è partito, e così, uno dopo l’altro, concentrandomi mentalmente nell’esatta sequenza da compiere per effettuare un passo senza precipitare a terra, riesco a muovermi.
Anche oggi ho imparato a camminare.
Vi piace sognare? A me moltissimo.
Faccio sogni a puntate.
Che cosa sogno?
Di essere un bambino che sta crescendo.
La notte scorsa ho sognato che stavo imparando a camminare.
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